Libano, Israele pronto a "grande offensiva contro Hezbollah in tutto il Paese", strategia per realizzare piano 'Greater Israel' - RETROSCENA
Allarme a Beirut: Israele pronto a colpire duramente il Libano. Ufficialmente nel mirino Hezbollah, ma analisti parlano di una strategia regionale più ampia da parte di Tel Aviv per realizzare l'espansionismo del progetto "Greater Israel"
Secondo diversi osservatori internazionali e fonti del deepstate, Israele sarebbe pronto ad attaccare il Libano con una "grande offensiva" nelle prossime settimane, al massimo mesi. Ufficialmente, le ostilità sarebbero giustificate da Tel Aviv come "un'operazione contro Hezbollah in tutto il Paese", ma in realtà non sarebbe altro che una strategia per realizzare l'espansione territoriale prevista nel piano del 1982 "Greater Israel".
Libano, Israele pronto a "grande offensiva contro Hezbollah in tutto il Paese", strategia per realizzare piano 'Greater Israel' - RETROSCENA
Cresce l’allarme in Libano per una possibile offensiva militare su larga scala da parte di Israele, che secondo diverse fonti arabe e internazionali sarebbe ormai imminente. A confermarlo indirettamente è stato il ministro degli Esteri libanese Youssef Raggi, che venerdì 12 dicembre ha dichiarato come Beirut abbia ricevuto avvertimenti da più parti su preparativi militari israeliani e stia intensificando i contatti diplomatici “per proteggere il Libano e le sue infrastrutture da qualsiasi potenziale attacco”.
Le preoccupazioni libanesi trovano riscontro anche nei media israeliani. L’emittente pubblica KAN ha riferito che l’esercito israeliano avrebbe completato nelle ultime settimane i preparativi per un’operazione estesa contro obiettivi legati a Hezbollah, qualora il governo e l’esercito libanesi non procedano al disarmo del movimento entro la fine del 2025. Secondo una fonte della sicurezza citata dall’emittente, Israele avrebbe informato gli Stati Uniti di essere pronto ad agire unilateralmente, anche al costo di giorni di combattimenti o di una riapertura del fronte settentrionale.
Ufficialmente, l’obiettivo dichiarato resta Hezbollah. Tuttavia, analisti regionali e fonti politiche libanesi sostengono che la distruzione dell’arsenale del movimento sciita rappresenterebbe solo il pretesto. Secondo queste letture, l’operazione rientrerebbe in una strategia più ampia volta a ridefinire gli equilibri territoriali e di sicurezza della regione, ricondotta al cosiddetto progetto del “Greater Israel”, che mira a un’espansione dell’influenza israeliana ben oltre i confini attuali, che porterebbe i confini dello Stato Ebraico oltre il Sinai, in Siria e fino all'Iraq.
Secondo fonti regionali, la scelta israeliana di aumentare la pressione sul fronte libanese sarebbe maturata dopo la tregua del 9 ottobre a Gaza, che ha di fatto calmato quel teatro di guerra. Con il fronte meridionale relativamente quieto, Tel Aviv avrebbe deciso di concentrare maggiori risorse militari a nord, aprendo con più forza il dossier libanese.
Nel frattempo, il cessate il fuoco continua a essere fragile: centinaia di attacchi israeliani sono stati registrati anche dopo novembre 2024, mentre la presenza militare israeliana nel sud del Libano, nonostante gli impegni di ritiro, resta parziale. Uno scenario che alimenta il timore che una nuova escalation non sia più solo un’ipotesi, ma una scelta strategica già in fase avanzata.