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Sudan, la denuncia del Cesvi: "Bambini soldato reclutati a forza dai 12 anni da ambo le parti, oltre 255mila coinvolti nel conflitto al 2024"

Secondo le Nazioni Unite, almeno 255.000 giovani fino al 2024 sono stati armati e coinvolti nei combattimenti. Le comunità Fur, Masalit e Zaghawa hanno arruolato i propri figli, mentre le Rsf, eredi dei famigerati Janjaweed, hanno prelevato minori dalle tribù arabe del Darfur e del Kordofan

02 Dicembre 2025

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Alle atrocità già note della guerra civile in Sudan – stupri di massa usati come arma, massacri mirati contro civili in Darfur, violenze sistematiche su base etnica – si aggiunge un’altra ferita: il reclutamento di bambini soldato, trascinati al fronte come carne da cannone. A confermarlo è il Cesvi, ong italiana presente da oltre un anno nel Paese, impegnata nell’assistenza ai più vulnerabili soprattutto nel Nord, lungo la direttrice che porta verso il Mar Rosso e l’Egitto.

«Il conflitto è esploso in un momento in cui l’attenzione internazionale era catturata da altre guerre», osserva Stefano Piziali, direttore generale dell’organizzazione. «Dietro le parti in lotta ci sono attori stranieri che hanno interesse a una vittoria dell’uno o dell’altro campo. Con un sistema Onu così indebolito, le cosiddette guerre dimenticate faticano perfino a essere affrontate, figuriamoci risolte».

Sudan, la denuncia del Cesvi: "Bambini soldato reclutati a forza dai 12 anni da ambo le parti, oltre 255mila coinvolti nel conflitto al 2024"

L’emergenza umanitaria è ormai totale: una famiglia su due vive in condizioni di grave insicurezza alimentare e una su dieci non riesce a soddisfare nemmeno i bisogni nutrizionali di base. Milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile.

La testimonianza di Amel, 16 anni, sfollata nel campo di Wadi Halfa, descrive la quotidianità della crisi: «L’acqua arriva solo per poche ore a settimana. A volte è sporca, ha un odore terribile, ma non c’è alternativa. Quando riempio un secchio penso sempre se farà ammalare me o i miei fratelli». Le adolescenti spesso smettono di bere dopo il tramonto per evitare di raggiungere al buio latrine insicure.

In questo contesto si inserisce un altro dramma: la metà dei minorenni sudanesi non frequenta più la scuola, mentre migliaia vengono arruolati con la forza.

«Nei contesti di crisi come questo», spiega Piziali, «i ragazzi dai 12 anni in poi sono presi di mira da entrambe le parti e portati al fronte. Va detto chiaramente: il reclutamento forzato è una realtà diffusa».

La denuncia del Cesvi conferma quanto già riportato un anno fa da un dossier dell’Agenzia Onu per i diritti umani: il fenomeno continua senza sosta. Secondo le Nazioni Unite, almeno 255.000 giovani fino al 2024 sono stati armati e coinvolti nei combattimenti. Le comunità Fur, Masalit e Zaghawa hanno arruolato i propri figli, mentre le Rsf, eredi dei famigerati Janjaweed, hanno prelevato minori dalle tribù arabe del Darfur e del Kordofan.

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