02 Dicembre 2025
Comandante delle SAF, Abdel Fattah al-Burhan
Schieramento di 300 soldati e di quattro navi da guerra, incluse quelle a propulsione nucleare, a Port Sudan - offrendo di fatto una nuova base navale in Africa e sul Mar Rosso -, e diverse concessioni minerarie a patto che Mosca contribuisca a sostenere militarmente le SAF contro l'avanzata delle RSF.
Lo scenario internazionale della guerra sudanese si complica ulteriormente ora che nelle dinamiche di potere tra Forze di Supporto Rapido e Forze Armate Sudanesi potrebbe aggiungersi un altro fondamentale attore, la Russia. A quanto emerge infatti, il comandante in capo delle SAF Abdel Fattah al-Burhan, davanti all'incedere dei paramilitari del Generale Dagalo, si sarebbe rivolto direttamente a Mosca promettendole vantaggi "territoriali" in cambio di massicci rifornimenti bellici come sistemi di difesa aerea e altri armi. L'accordo, di durata venticinquennale, sarebbe stato presentato ai funzionari russi già ad ottobre e, se si risolvesse positivamente, non solo potrebbe segnare un'importante svolta nel conflitto intestino dello Stato africano, ma ridisegnerebbe l'area di influenza russa sulle rotte commerciali del Mar Rosso. Un punto che potrebbe infastidire non poco gli Stati Uniti.
Da quanto emerge, l'accordo prevede che a Mosca sostanzialmente venga data, per 25 anni, una sua prima base navale a Port Sudan, il principale porto dello Stato africano. Qui - dove Mosca farebbe la sua prima base navale africana - la Russia avrebbe il diritto di schierare 300 soldati e almeno quattro navi da guerra, incluse quella a propulsione nucleare. Oltre a ciò, Khartoum avrebbe proposto vantaggi minerari (il Sudan è uno dei principali produttori auriferi del continente). In cambio, al-Burhan riceverebbe un rinnovato arsenale bellico, inclusi avanzati sistemi antiaerei russi.
Si tratta di una mossa delicata: se da un lato le SAF hanno bisogno di urgente rinnovamento del loro arsenale bellico in grado di poter essere competitivo con quello delle RSF foraggiato direttamente dagli Emirati Arabi Uniti (oltre che da altri Paesi Ue e Gran Bretagna), dall'altro la decisione potrebbe creare inimicizie con Usa ed Europa. Se dovesse realizzarsi, Mosca terrebbe monitorato il traffico commerciale in direzione Canale di Suez-Mar Rosso-Golfo di Aden fino all'Oceano Indiano e, dunque all'Asia. Intanto, mentre Iran, Egitto e Turchia forniscono droni alle SAF, al-Burhan continua a respingere qualunque piano di pace non preveda espressamente lo smantellamento delle RSF, secondo lui unica strada percorribile per porre fine alle atrocità in corso.
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