Gaza, presentato all’Onu “piano di pace” Usa: Forza di occupazione composta da 20mila soldati per “proteggere civili e disarmare Striscia”
L'obiettivo del presunto piano di pace sarebbe quello di ristabilire l’ordine nella Striscia, ma diversi osservatori lo interpretano come un tentativo di militarizzare nuovamente l’area. Per essere adottata, la risoluzione dovrà ottenere almeno nove voti favorevoli su 15 e non ricevere veti dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza: Russia, Francia, Cina, Regno Unito e Stati Uniti
Iniziano i negoziati all’Onu per l’approvazione della risoluzione americana su Gaza. Al centro della proposta, una Forza militare di occupazione composta da 20mila soldati con il mandato di “proteggere i civili” e “disarmare la Striscia”, secondo quanto riportato da una bozza del presunto "piano di pace” presentata oggi dagli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza. La forza, temporanea ma pronta a utilizzare “tutte le misure necessarie” per adempiere al proprio compito, rappresenterebbe il primo passo concreto verso una nuova fase di gestione internazionale del territorio palestinese. Tuttavia, più che un piano di pace, questo sarebbe un piano per riarmare nuovamente la Striscia contro i palestinesi.
Gaza, presentato all’Onu “piano di pace” Usa: Forza di occupazione composta da 20mila soldati per “proteggere civili e disarmare Striscia”
Sarà composta da 20mila unità la Forza internazionale di occupazione temporanea che, secondo la proposta Usa, dovrebbe essere dispiegata a Gaza con il potere di “prendere tutte le misure necessarie” per garantire la sicurezza e l’attuazione degli accordi. La missione, definita in una bozza del piano, avrebbe l’obiettivo di ristabilire l’ordine nella Striscia, ma diversi osservatori la interpretano come un tentativo di militarizzare nuovamente l’area. Infatti, si parla della possibilità di dividere in 2 la striscia, lasciarne una parte ad Israele e una "pericolosa ed isolata" magari sotto amministrazione Hamas. In questo piano sarebbe direttamente coinvolto anche il genero di Trump, Kushner.
Il contingente, si legge nel documento, avrà facoltà di disarmare i civili e gli uomini di Hamas, pur confidando nel rispetto delle intese da parte delle milizie palestinesi. Non è stato ancora definito da quali Paesi sarà composta la Forza, che opererà sotto il diretto controllo del Board of Peace, l’amministrazione transitoria incaricata della gestione postbellica del territorio.
L’ipotesi di tornare “boots on the ground” è stata da tempo esclusa da Donald Trump, ma tra le nazioni che potrebbero contribuire materialmente alla missione si citano Indonesia, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Qatar, Azerbaigian e Turchia. Tuttavia, Tel Aviv avrebbe già espresso contrarietà alla presenza di militari turchi nella Striscia.
Secondo la bozza visionata da Reuters, la missione avrà compiti ben precisi: “Proteggere i civili e le operazioni umanitarie, lavorare per la sicurezza delle aree di confine con Israele ed Egitto e con una nuova forza di polizia palestinese addestrata e selezionata”. Allo stesso tempo, dovrà guidare “il processo di smilitarizzazione della Striscia, inclusa la distruzione e la prevenzione della ricostruzione delle infrastrutture militari, terroristiche e offensive, nonché la disattivazione permanente delle armi detenute dai gruppi armati non statali”.
Secondo Reuters, il Board of Peace dovrebbe assumere il controllo di Gaza per un periodo di circa 2 anni, come indicato in un rapporto già sottoposto ai quindici membri del Consiglio di Sicurezza. Gli Stati Uniti avrebbero già ottenuto l’appoggio di Egitto, Qatar, Arabia Saudita, Turchia ed Emirati Arabi Uniti.
L’approvazione definitiva della risoluzione, ha spiegato un funzionario americano, dovrebbe arrivare “tra settimane, non mesi”. Lo stesso rappresentante ha aggiunto: “Non vedo chi possa frapporsi e bloccare quello che probabilmente è il piano di pace più promettente dell’ultima generazione. Se la regione è con noi su questo e su come verrà strutturata questa risoluzione, allora crediamo che anche il Consiglio dovrebbe esserlo”.
Per essere adottata, la risoluzione dovrà ottenere almeno nove voti favorevoli su 15 e non ricevere veti dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza: Russia, Francia, Cina, Regno Unito e Stati Uniti.