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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Dopo la tregua a Gaza, per fare il bis in Ucraina ci vuole una visione politica che l’Europa non ha, la demonizzazione della Russia non aiuta la pace

Tutto ciò definito, arriviamo alla domanda di oggi: la guerra può finire anche in Ucraina? Volendo la trattativa sarebbe persino più facile perchè lo schema non prevede la pluralità di soggetti come nell’area mediorientale

10 Ottobre 2025

Ucraina, l'Ue non vuole la pace e spera di riarmare Kiev, la Russia ha messo la pistola sul tavolo, l'uscita di scena di Macron utile affiché l'Europa accetti la sconfitta

Parliamoci chiaro: a Gaza la tregua e l’avvio di un processo di pacificazione è arrivato perché prima sono stati stabiliti i criteri per fare business e per redistribuire il potere nell’area. Messe in chiaro queste nuove condizioni il tavolo di mediatori doveva accordarsi per la maggiore stabilità dell’area: non si fanno affari in condizioni di instabilità, non c’è spazio di leadership con missili che vanno e vengono.

Geopolitica e geoeconomia: il nuovo ordine mondiale, anche nelle sue articolazioni macroregionali, si disegna su questi assi cartesiani.

Trump è stato magistrale in questo lavoro perché è la farina con cui ha sempre lavorato. Il Nobel se lo meritava? Sì, ma era difficile e sarà difficile perché quel riconoscimento muove da spiriti caritatevoli, filantropici, retorici: la mediazione che il presidente americano ha costruito è finalizzata alla creazione delle condizioni per muovere le economie e le finanza, per fare commercio, business; in altre parole non è spinta da quello che noi pensiamo essere stato il motore per la fine della guerra a Gaza.

Ora, che la cessazione delle armi avvenga perché vogliono fare business o perché avessero pietà della martoriata popolazione palestinese, poco importa e si è visto dalle immagini di giubilo. Diverso sarebbe stato assecondare oltremodo la sostituzione etnica (che in parte è avvenuta ed era nei piani di Netanyahu) per fare di Gaza il villaggio vacanze dei super ricchissimi, ma così non è stato: quel piano non avrebbe trovato il placet dei player arabi perché appunto negava dignità ai palestinesi e non assicurava alcuna pacificazione. Insomma mancava il requisito della stabilità.

Trump, che è un astuto uomo d’affari, non ha insistito sulla pratica anche perché mai come in questi ultimi mesi la marea umana contro Netanyahu è salita fino a travolgere tutti gli schemi un tempo certi. Tant’è che anche dalla Casa Bianca gli avvertimenti sono stati netti: “Gaza diventerà un posto dove poter vivere e penso che Netanyahu sia molto più popolare ora”.
La versione Gaza come resort, dicevamo, non avrebbe mai trovato il consenso dei paesi arabi così come l’idea di una egemonia israeliana nell’area stava diventando un fattore di grande preoccupazione che l’emisfero arabo ha evidenziato: l’Arabia Saudita stringendo un accordo con il Pakistan (unica potenza nucleare della regione); il Qatar e gli Emirati rivolgendosi direttamente all’amico americano con cui ha fatto grandi accordi di partnership economica; l’Egitto tornato ad avere un ruolo; e la Turchia di Erdogan, sempre più imprescindibile. Insomma ogni pedina dovrà incastrarsi al posto giusto dopo l’accordo di massima e nessuno può consentire schegge impazzite: non Hamas (per cui garantiscono Turchia e Qatar) e non Israele (sotto il controllo della casa Bianca).

Tutto ciò definito, arriviamo alla domanda di oggi: la guerra può finire anche in Ucraina? Volendo la trattativa sarebbe persino più facile perchè lo schema non prevede la pluralità di soggetti come nell’area mediorientale. A complicare la questione è la statura della Russia, cioé dell’aggressore: la Russia è una potenza che rivendica questo status nella ridefinizione dell’ordine globale e da lì non si muove. L’Europa, che potenza non lo è, non riconosce questo status (a differenza di quel che hanno fatto Usa, Cina e persino India) e anzi continua nella sua azione sanzionatoria da una parte e demonizzazione dall’altra. Fintanto che l’Europa non capirà che questo atteggiamento non porterà a una mediazione seria e fintanto che non si accetta che il ruolo della Nato “alle porte della Russia” va asciugato Putin andrà avanti nei bombardamenti. E l’escalation militare rischierà davvero di allargarsi. Se l’Europa ha deciso questo non siamo lontani dal punto di non ritorno.

di Gianluigi Paragone

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