Gaza, da Stati Uniti e Germania, a Italia e Regno Unito: chi sono i principali esportatori di armi pesanti e costituenti bellici a Israele

Il punto della situazione su quali sono gli Stati che si sono aggiunti, silenziosamente, alla complicità con Israele, fornendo materiali bellici al governo di Tel Aviv

Oltre 67.000 vittime civili palestinesipiù di 369 morti accertate per denutrizione e malnutrizione. A distanza di poco più di due anni dal 7 ottobre 2023, data in cui è scoppiata la miccia dell'escalation tra Hamas ed Israele, il bilancio delle vittime è terribile. A più riprese è stato detto che l'esercito israeliano è uno tra gli eserciti più moderni e avanzati al mondo, per qualità tecnologica e unità umane mobilitabili. Secondo una classifica finale del Global Firepower, l'esercito israeliano sarebbe la 15esima potenza bellica mondiale. Ma la guerra a Gaza, l'uccisione sistematica e la distruzione delle infrastrutture, non sarebbe stata possibile senza la massiccia importazione di armi e costituenti bellici da Paesi Terzi.

Gaza, da Stati Uniti e Germania, a Italia e Regno Unito: chi sono i principali esportatori di armi pesanti e costituenti bellici a Israele

A quanto emerge dagli studi dell'Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (Sipri), nella forbice temporale 2020-2024, Israele ha a tal punto aumentato l'import di materiale bellico da diventare il 15° importatore mondiale di armi pesanti rappresentando così l'1,9% delle importazioni globali nel periodo. Appena dieci anni prima, tra 2010 e 2014, Tel Aviv si collocava al 34° posto nella classifica. Ma da dove provengono le forniture belliche? Principalmente da Stati UnitiGermania ed Italia. Questi i tre Stati sul triste "podio" delle esportazioni di armi pesanti, a cui però seguono altri nomi di Stati che hanno fornito a Tel Aviv armi "convenzionali": Regno UnitoFranciaSpagna.

Gaza, i principali esportatori di armi a Israele: gli Stati Uniti

Gli Stati Uniti, da sempre il primo alleato di Israele, avrebbe fornito, solo nel 2023, il 69% delle importazioni di armi, contribuendo silenziosamente di fatto al genocidio nella Striscia. Bombe guidatemissiliveicoli blindatinavicaccia F-35 e F-15. Secondo report della CNN, molte delle munizioni di fabbricazione statunitense sono state utilizzate contro civili, e probabilmente l'omicidio di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, sarebbe stato condotto con bombe da 2000 libbre made in Usa. Oltre ad armi e munizioni, denaro: alla base del foraggiamento economico, un Memorandum del 2019 con cui gli Usa si sono impegnati a dare annualmente a Tel Aviv 3,3 miliardi di dollari più 500 milioni per la difesa missilistica. In aprile 2025 oltre 130 miliardi di dollari (dal 1948) sono stati spesi dagli Usa con la seguente motivazione: "affrontare nuove e complesse minacce alla sicurezza, colmare le lacune di capacità di Israele attraverso l'assistenza e la cooperazione in materia di sicurezza, aumentare l'interoperabilità attraverso esercitazioni congiunte e aiutare Israele a mantenere il suo vantaggio militare qualitativo". Dopotutto, lo stesso Trump ha sempre sostenuto il mandato di Netanyahu, al punto di revocare il blocco che aveva imposto il predecessore Joe Biden, di una spedizione di bombe Mk-84 a Tel Aviv.

Gaza, i principali esportatori di armi a Israele: la Germania

Nel 2023 invece, anno dello scoppio del conflitto, la Germania aveva invece fornito a Israele circa il 30% delle importazioni. E qui, complice un pesante debito storico, è bene specificare che l'apporto tedesco ha riguardato principalmente armi navali: l'81% di trasferimenti ha riguardato fregate, un 10% i siluri, il restante 8,5% invece motori per veicoli corazzati. Questo principalmente tra 2020-2024, periodo dopo il quale si è assistito ad un lieve decremento delle esportazioni quando, lo scorso agosto, Merz ha annunciato di non autorizzare ulteriori esportazioni visti gli sviluppi della guerra. Mossa che ha lasciato il tempo trovato, visto l'accordo da 408 milioni firmato con l'industria bellica israeliana Rafael.

Gaza, i principali esportatori di armi a Israele: Italia e Uk

Tra il 2020 e il 2024 invece, l'Italia ha rappresentato circa l'1% di esportazioni di elicotteri leggericannoni navali per equipaggiare le fregate tedesche di cui sopra. L'Italia configura anche tra i partner del programma F-35 per il quale realizza componenti insieme al Regno Unito. Anche in questo caso, a fronte del genocidio in corso, l'esecutivo aveva affermato di interrompere le spedizioni di armi a Israele, dopo il pressing sostenuto dell'opposizione e dell'opinione pubblica. Un freno che anche il governo inglese dichiarò di tirare, quando il ministro degli Esteri David Lammy parlò di sospendere 30 delle 350 licenze concesse a Tel Aviv. Ma l'incidenza di esportazioni inglesi si è fatta sentire in altro modo, e principalmente attraverso la fornitura di materiale necessario ad addestramento. Licenze in parte sospese dunque, ma non quelle relative agli F-35. Un ennesimo paradosso europeo che è tornato alla ribalta in occasione dell'Expo della difesa dello scorso settembre, dove le ufficialità israeliane erano state escluse dalla partecipazione, ma non le loro armi.

Gaza, i principali esportatori di armi a Israele: Spagna e Francia

Le posizioni della Spagna invece si sono imposte con più clamore negli ultimi tempi, specie dopo che proprio ieri, 9 ottobre, è diventato legge il decreto che il Consiglio dei Ministri spagnolo aveva approvato sull'embargo totale di armi da/per Israele. Oltre alla questione delle basi militari di Rota e Moron, va ricordata la cancellazione di un contratto da 6,6 milioni di euro per proiettili da una società israeliana (nell'aprile 2025), e quella di un altro contratto per l'acquisto di oltre 165 missili anticarro dal valore di 285 milioni di euro. Secondo il Sipri, i dati, per quanto riguarda la Francia, non attestano esportazioni di armi di grosso calibro, se non componenti per le armi. Il valore delle forniture francesi a Israele sembra essersi dimezzato nel 2024 rispetto al 2023 e, con l'obiettivo di respingere le accuse di complicità, l'attuale ex premier Sébastien Lecornu affermò che i componenti di armi esportati era destinati alla "difesa" dei civili e alla riesportazione.