07 Ottobre 2025
von der Leyen Fonte: Imagoeconomica
La Commissione europea resterà probabilmente in sella dopo i 2 voti di sfiducia previsti giovedì 9 ottobre al Parlamento europeo, uno proposto dal gruppo di estrema destra Patrioti per l'Europa (PfE) e l'altro dalla Sinistra (Gue/Ngl). Tuttavia, l’esito delle votazioni potrebbe rivelare quanto sia diffuso tra gli eurodeputati il malcontento nei confronti di Ursula von der Leyen. Rovesciare la Commissione è un obiettivo estremamente difficile: servono i due terzi dei voti, una soglia lontanissima senza l’appoggio dei centristi. Con quasi 400 consensi su 719, la coalizione Ppe-S&D-Renew dovrebbe garantire la permanenza della presidente tedesca a Bruxelles.
A pochi giorni dal voto di sfiducia, previsto per il 9 ottobre, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen appare saldamente in sella. Le due mozioni – una presentata dall’estrema destra dei Patrioti per l’Europa (PfE) e l’altra dalla Sinistra (Gue/Ngl) – difficilmente raggiungeranno la soglia necessaria per costringere l’esecutivo comunitario alle dimissioni.
Per approvare una mozione di censura, che comporterebbe la caduta della Commissione, sono richiesti almeno i due terzi dei voti espressi, equivalenti a 360 voti favorevoli. Un obiettivo irraggiungibile senza il sostegno della cosiddetta “coalizione centrista”, composta dal Partito Popolare Europeo (Ppe), dai Socialisti e Democratici (S&D) e dai liberali di Renew Europe, i tre gruppi che da inizio legislatura sostengono la Commissione.
Il Ppe, con i suoi 188 eurodeputati, resta il principale pilastro politico di von der Leyen e ha già annunciato voto contrario a entrambe le mozioni. Anche S&D (136 seggi) e Renew Europe (75) si preparano a respingere i tentativi di sfiducia, nonostante le recenti tensioni interne dovute alla cooperazione informale del Ppe con l’estrema destra e alla linea della Commissione sulla deregolamentazione.
“Non possiamo permetterci una ‘Ue bloccata’”, ha dichiarato la presidente di S&D Iratxe García Pérez durante il dibattito in plenaria. Pur condividendo alcune critiche della sinistra, in particolare sull’inazione della Commissione rispetto a Gaza, García Pérez ha rivendicato il ruolo del suo gruppo nel “spingere la Commissione a proporre la sospensione parziale dell’accordo Ue-Israele e le sanzioni contro i coloni israeliani e i ministri di estrema destra, nonché nel mettere in atto un piano per gli alloggi e nel difendere gli obiettivi climatici”.
“La sinistra si è rifiutata di negoziare. La nostra risposta è chiara: il dialogo, la negoziazione e il compromesso sono fruttuosi per migliorare la vita dei cittadini”, ha aggiunto García Pérez.
Ancora più dura la presidente di Renew Europe, Valérie Hayer, che ha definito i promotori delle mozioni di censura “troll”. “Gli estremisti e i populisti sono i peggiori nemici dell'Europa, ingegneri del caos che vogliono distruggere l'Europa dall'interno”, ha affermato in plenaria, chiarendo che il suo gruppo non sosterrà alcuna delle due proposte.
Resta però da capire quanti deputati socialisti e liberali potrebbero scegliere di disertare il voto, un gesto interpretato come segnale di malcontento. In passato, soltanto 98 dei 136 eurodeputati socialisti avevano votato contro la mozione di censura presentata lo scorso luglio, mentre uno si era espresso a favore e tre si erano astenuti.
Il numero da tenere d’occhio resta 360, la soglia che rappresenta non solo la maggioranza qualificata necessaria per far cadere la Commissione, ma anche il numero di parlamentari che, a luglio, avevano votato per difenderla. Una maggioranza risicata in un’assemblea di 719 membri, ma che al momento sembra sufficiente per garantire a von der Leyen un nuovo via libera politico, almeno fino alla prossima crisi.
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