03 Ottobre 2025
Facebook: Pena Casa Madridista
Il governo spagnolo, guidato dal primo ministro Pedro Sánchez, ha annunciato una riforma costituzionale per inserire esplicitamente il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza nella Costituzione. La mossa giunge in risposta a una mozione promossa dal Partito Popolare (Pp) insieme al partito di estrema destra Vox nel Consiglio comunale di Madrid, che proponeva di obbligare le donne che richiedono l’aborto a essere informate sui rischi di una cosiddetta “sindrome post-aborto”.
Il sindaco di Madrid, José Luis Martínez Almeida (Pp), ha preso pubblicamente posizione, affermando che non esiste alcuna prova scientifica dell’esistenza di questa sindrome e assicurando che non ci sarà alcun obbligo di fornire informazioni che non siano validate dalla scienza.
Sánchez, da parte sua, ha attaccato duramente l’alleanza tra Pp e Vox: “Oggi il Pp ha deciso di unirsi all’estrema destra. Che lo facciano pure. Possono farlo. Ma non a discapito delle libertà e dei diritti delle donne.”
Da parte sua Vox ha criticato fortemente la proposta del governo. "Siamo contrari a qualsiasi forma di liberalizzazione indiscriminata sull'interruzione volontaria di gravidanza", hanno dichiarato alcuni esponenti del partito, comunicando che si opporranno quando si voterà la mozione.
La controversa mozione madrilena evidenzia la divisione interna al Pp sul tema dell’aborto. La dirigenza nazionale, guidata da Alberto Núñez Feijóo, ha finora evitato di sollevare la questione per non creare spaccature. Tuttavia, alcune sezioni locali del partito — come quella di Madrid — hanno voluto riaprire il dibattito, creando malumori e contraddizioni interne.
Madrid: studenti cattolici aggrediti. Manifestavano contro l'aborto
Per includere il diritto all’aborto nella Carta fondamentale servirebbe seguire una procedura ordinaria di riforma costituzionale, che richiede una maggioranza qualificata: tre quinti dei voti in entrambe le camere del Parlamento. Ciò implica che anche il Pp dovrebbe dare il suo appoggio. Se la riforma passasse — nonostante l’ostacolo rappresentato dalla necessità del sostegno popolare — l’aborto rimarrebbe “blindato” contro eventuali tentativi futuri di limitarlo da parte di partiti conservatori.
In realtà, un’iniziativa simile era stata già proposta nel marzo 2024 dal partito di sinistra Sumar, ma all’epoca il Psoe la aveva accantonata: la ministra per le Pari Opportunità, Ana Redondo, aveva dichiarato che non esistevano le condizioni politiche favorevoli né il “consenso molto ampio” necessario per una riforma di tale portata.
Il diritto all’aborto in Spagna ha una storia irregolare: è stato depenalizzato in circostanze limitate tramite una sentenza della Corte costituzionale nel 1985, mentre il Decreto Reale 2010 ha introdotto il principio dell’aborto libero entro le prime 14 settimane di gravidanza. Tuttavia, l’accesso effettivo al servizio è tutt’altro che uniforme su tutto il territorio nazionale.
Secondo uno studio dell’Instituto de las Mujeres, in alcune comunità autonome la percentuale di aborti effettuati presso i centri pubblici è significativa: Catalogna 41,8 %, Navarra 35,1 %, Paesi Baschi 28,7 %. In altre realtà, invece, l’accesso è quasi simbolico: Madrid 0,27 %, Murcia 0,6 %, Castiglia‐La Mancia 0,9 %. Poiché la Spagna è suddivisa in comunità autonome con ampi poteri, le decisioni locali condizionano fortemente la concreta applicazione del diritto sanitario.
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