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Global Sumud Flotilla, Greta saluta la "Flottiglia" e scappa via: la missione per Gaza affonda tra ritardi, farsa e caos mediterraneo

La Global Sumud Flotilla doveva portare aiuti a Gaza. Sta portando solo ritardi, teatrini e benzina dimenticata

19 Settembre 2025

Greta saluta la Flottiglia e scappa via: la missione per Gaza affonda tra ritardi, farsa e caos mediterraneo

A Palermo l’aria puzza di carburante mancato e comunicati stampa scritti con la mano sinistra. Greta, quella Greta, la nanetta verde che un tempo sbraitava ai microfoni come se stesse evocando Thor in una tempesta climatica, adesso se ne va con la coda tra le gambe. Saluta tutti, abbandona il ponte di comando e si ricicla in “organizzatrice semplice”, qualunque cosa significhi. Più che una rivoluzione, sembra il downgrade di un’app.

Nessuno piange. Nessuno si sorprende. Anzi, pare tutto scritto: Greta serve ancora, e chi la manovra vuole che arrivi viva alle prossime battaglie di PR. E va bene così, va tutto bene. Ma intanto, la Flottiglia della Global Sumud — quella che avrebbe dovuto far tremare Netanyahu — galleggia nel ridicolo più che nel Mediterraneo.

La missione? Portare aiuti a Gaza, sfidare l’assedio, ribaltare l’inerzia. Il risultato? Una Sagra del Ritardo Nautico, edizione 2025, con tanto di fuochi d’artificio tunisini (letteralmente: una delle barche è stata data alle fiamme, manco fosse un set di “Gomorra”).

Date di partenza? Un delirio. 4 settembre. No, 7. Anzi, 11. O forse il 13. E poi il silenzio, quello vero, quello che senti quando ti rendi conto che nessuno ha pensato a fare il pieno. Le barche italiane parcheggiate in Sicilia a fare la muffa, mentre le gemelle tunisine arrancano tra incidenti, guasti e sfortune degne di un cinepanettone diretto da Neri Parenti sotto ketamina.

E mentre la baracca brucia — metaforicamente ma non troppo — la portavoce italiana sussurra che “è tutto fisiologico”. Certo, come il vomito da mal di mare quando sei bloccato in porto per la terza settimana di fila.

E il bello? Nessuno molla. Tutti che sorridono, tutti che ci credono ancora. Ma tra un ritardo, una barca mezza affondata e il sospetto che dietro questa epopea ci sia più confusione che coraggio, viene da chiedersi: siamo di fronte a un’operazione per Gaza o a un’installazione artistica sulla procrastinazione?

Una cosa è certa: se questa è la flotta che deve rompere l’assedio, il Mossad può dormire sereno. E noi possiamo solo aspettare il prossimo comunicato: “Domani si parte. Forse.”

Di Aldo Luigi Mancusi

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