06 Agosto 2025
Netanyahu, Trump e Putin, fonte: il Fatto Quotidiano
Mai come in queste settimane l’Europa si ritrova nel mezzo di una fune sospesa tra le guerre in Ucraina e a Gaza da una parte e i dazi di Trump dall’altra. Bisogna soltanto avere il coraggio di aprire gli occhi e di guardare sotto al fine di capire quanto la fune sia distante da terra. Potrebbe anche essere che l’altezza sia sostenibile per un balzo; altrimenti… si chiamino i soccorsi.
Usciamo dalla retorica e restiamo ai punti. Cominciamo dalle guerre: quella in Ucraina si sta alzando di intensità e l’Europa - debole strutturalmente oltre che politicamente - si è inserita proprio sul binario più sbagliato, ossia quello della “competizione militare”. Lo sta facendo parlando di piani di riarmo, di investimenti; non solo: c’è chi si muove sulla traiettoria di cartelli formati da Volenterosi e di alleanze nucleari. E a questo punto vale la domanda: ma siamo ancora dentro il perimetro dell’Unione europea o ne stiamo fuori? A me pare che si stia giocando fuori dal perimetro ma dentro l’equivoco di una visione comune che ovviamente non può esserci se si considera che l’Europa non esiste come soggetto unitario. L’Ucraina non è e non può essere la prova di maturità dell’Unione europea, piuttosto è la palestra per testare le leadership dentro e fuori dai propri confini; vale per Macron, come per Starmer, come per Merz.
Ma l’Ucraina rischia di essere una palestra impegnativa e pericolosa: Zelensky infatti ha sfilato il suo paese dalla Convenzione di Ottawa ed è un passaggio che segna un cambio di passo perché consente anche a Kiev, come ai russi, di usare le mine anti-uomo e persino di fabbricarle. Putin starebbe usando armi sporche, che non sono vere e proprie testate nucleari ma armi che ne replicano gli effetti devastanti. Infine, a 80 anni esatti da Hiroshima, America e Russia esibiscono i muscoli nucleari. Va aggiunto che l’Italia, nel Continente europeo, è il paese con più testate nucleari di tutti; anche se sono di proprietà americana insistono su territorio italiano: sarebbero 45 tra Ghedi e Aviano. Qual è il ruolo politico e lo status dell’Unione europea nella mediazione tra Russia e Ucraina? Suvvia, siamo onesti: se gli ucraini fossero costretti a buttar giù dalla torta Usa o Ue, non avrebbero dubbi: sacrificherebbero l’Unione europea.
Non c’è peso nemmeno dalle parti di Gaza, in quel Mediterraneo mediorientale dove Israele scorrazza a proprio piacimento dopo quel 7 ottobre, data che secondo Netanyahu autorizzerebbe qualsiasi azione israeliana contro Hamas e i palestinesi. Il premier israeliano sente di avere le spalle coperte dall’America (Trump oltre alla storica disponibilità americana a favore di Tel Avev subisce la presa radicale delle frange più estreme dell’ala cattolica e dalle sette evangeliste assai diffuse negli Usa, creando non pochi grattacapi anche al nuovo Papa Leone XIV) oltre che della propria maggioranza. Certo, per la prima volta Netanyahu deve fare i conti con le critiche del mondo militare, sia quello degli “ex” che l’attuale classe dirigente: i dubbi riguardano proprio la tattica sul terreno rispetto all’ordine che il premier avrebbe dato all’Idf.
“Occupare Gaza espone a rischi superiori rispetto ai vantaggi”, riflettono le alte sfere. “Questa guerra non è più una guerra giusta”, hanno scritto importanti ufficiali in una lettera con 600 e passa firme. Eppure Bibi ha intenzione di tirare dritto. Anche a costo di stressare un’area che invece cerca quella stabilità su cui aveva puntato anche lo stesso Trump nella recente visita nel Golfo per fare affari.
Gaza vede coinvolta l’America, gli arabi, la Turchia (player sempre più forte in quell’area di Mediterraneo) ma non l’Europa che, nel “mare nostrum”, latita ormai da tempo immemore (anche per colpa della Francia, che ha sempre voluto giocare una sua partita nazionale, post coloniale ma che oggi è in fortissima crisi).
Infine i dazi. Vedremo come andrà a finire dopo l’ultima mossa di Trump, ma è chiaro che al di là della questione economica, i dazi sono una leva politica che la Casa Bianca sta sfruttando in ogni suo millimetro di spazio. In un gioco dove chi non ha forza negoziale soccombe. Ci torneremo.
di Gianluigi Paragone
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