07 Luglio 2025
Sarebbe coinvolto anche lo staff dell'ex primo ministro britannico Tony Blair nel progetto dell'Institute for Zionist Strategies, poi recuperato da Donald Trump, "The Great Trust" per trasformare la striscia di Gaza, in un futuro postbellico, in una riviera di lusso. Ciò implicherebbe anche la deportazione di milioni di palestinesi, volenti o nolenti: per questo, il Tony Blair Institute si è chiamato fuori.
Un piano ambizioso, dai contorni distopici, per trasformare Gaza in una “Riviera” con resort di lusso, isole artificiali in stile Dubai e una zona industriale “smart” targata Elon Musk. È quanto emerge da una presentazione, preparata da un gruppo di uomini d’affari israeliani dell'Institute for Zionist Strategies con il supporto di consulenti della Boston Consulting Group (BCG) e la partecipazione, seppur indiretta, di membri del Tony Blair Institute (TBI).
Il progetto, chiamato The Great Trust, recuperato da Trump recentemente ma pronto dal 2017, immagina Gaza come un hub commerciale prospero, parte di un corridoio economico che collega India, Medio Oriente ed Europa. Ma la visione si regge su un pilastro problematico: il pagamento di incentivi economici per spingere fino a mezzo milione di palestinesi ad abbandonare il territorio.
Nel dettaglio, il piano pubblicato dal Financial Times, prevede di trasferire tutta la terra pubblica di Gaza a un trust, rivendibile tramite token digitali. Chi decidesse di restare, avrebbe diritto a un alloggio permanente, mentre chi decidesse di lasciare la Striscia riceverebbe fino a 9.000 dollari in sussidi. Secondo i calcoli di BCG, ciò ridurrebbe i costi umanitari e aumenterebbe il valore economico dell’enclave a oltre 300 miliardi di dollari.
BCG ha tentato di prendere le distanze dal lavoro, definendolo “non autorizzato” e rimuovendo due partner coinvolti. Anche il TBI ha respinto le accuse di co-autorialità, pur ammettendo che due suoi dipendenti parteciparono a riunioni e contribuirono con un documento interno che contemplava idee come le isole artificiali e zone a bassa fiscalità, ma non la deportazione dei residenti.
Il piano si inserisce in un filone più ampio di progetti postbellici che circolano da mesi, spesso sostenuti da governi arabi o think tank occidentali. Ma la sua retorica — con autostrade dedicate a MBS e MBZ, loghi di Tesla e Amazon disseminati nelle slide e un titolo pensato per lusingare Donald Trump — tradisce un’operazione più mediatica che realistica, orientata a conquistare il favore delle élite del Golfo e della destra americana.
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