02 Luglio 2025
von der Leyen Fonte: Imagoeconomica
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sarà chiamata ad affrontare un voto di sfiducia giovedì prossimo al Parlamento europeo. La mozione è stata promossa da Gheorghe Piperea, eurodeputato rumeno del partito AUR, e ha superato le verifiche previste dal regolamento interno dell’Eurocamera. La discussione si terrà lunedì, mentre il voto è fissato per giovedì 10 luglio durante la plenaria a Strasburgo. Si tratta di una sfida politica significativa, anche se le possibilità di successo sono minime.
L’iniziativa di sfiducia, sostenuta inizialmente da 74 firme e arrivata poi a 79, ha superato la soglia minima richiesta per l’ammissibilità. L’annuncio ufficiale è stato dato dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola alla Conferenza dei Presidenti. Il testo della mozione – di 2 pagine – accusa la Commissione di “mancanza di trasparenza” e “cattiva gestione” della pandemia, con riferimento a scelte politiche e amministrative considerate opache e unilateralmente imposte.
Tra i principali motivi di attacco, vi è il rifiuto della Commissione di rendere pubblici gli scambi di messaggi tra Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer Bourla durante la fase dell'obbligo del vaccino covid. Su questo punto, il Tribunale dell’UE ha recentemente rilevato l’assenza di un’adeguata giustificazione legale da parte dell’esecutivo europeo. I promotori puntano anche il dito contro sprechi stimati in circa 4 miliardi di euro per vaccini inutilizzati e contro l’utilizzo politico del Digital Services Act, che – secondo i firmatari – avrebbe alterato gli equilibri elettorali in Stati membri come Romania e Germania.
A preoccupare alcuni eurodeputati, anche favorevoli in passato alla von der Leyen, è stato inoltre il piano da miliardi per la difesa annunciato come misura d’emergenza, senza previa consultazione parlamentare. Un passaggio che ha alimentato il malcontento verso la linea adottata dalla Commissione in questi mesi.
Tuttavia, il successo della mozione appare altamente improbabile. Per far cadere la Commissione servirebbe una maggioranza qualificata: almeno 2 terzi dei voti espressi e la maggioranza assoluta degli eurodeputati, ovvero almeno 361 voti favorevoli (o 480 se tutti partecipano al voto). Nella precedente occasione, a novembre, von der Leyen aveva incassato 370 voti su 688.
Il leader del PPE Manfred Weber ha liquidato l’iniziativa definendola “un gioco tattico di partito senza alcuna possibilità di ottenere una maggioranza in Parlamento”. E ha aggiunto: “L’Europa ha votato un anno fa e Ursula von der Leyen sta guidando l’UE in tempi turbolenti con un forte mandato. In tempi di incertezza economica e sconvolgimenti globali, è totalmente irresponsabile lanciare simili provocazioni mediatiche”.
Le mozioni di sfiducia alla Commissione restano un fatto eccezionale. L’ultimo tentativo risale al 2014 contro l’esecutivo Juncker, ma si concluse con una netta bocciatura. L’unico precedente in cui una Commissione si dimise risale al 1999, quando l’esecutivo di Jacques Santer lasciò l’incarico dopo un rapporto devastante su frodi e nepotismo.
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