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Gay pride Budapest, Orban contro Ue e 200mila partecipanti: “Spettacolo ripugnante e vergognoso, a Bruxelles politici fantoccio”

A gay pride concluso, Orban ha pubblicato sui social un'immagine di una famiglia eterosessuale accompagnata dalla frase “La famiglia è la famiglia”

30 Giugno 2025

Gay pride Budapest, Orban contro Ue e 200mila partecipanti: “Spettacolo ripugnante e vergognoso, a Bruxelles politici fantoccio”

Gay pride Budapest Fonte: X @ThinkingAtheist

Dopo lo “spettacolo ripugnante e vergognoso” delle oltre 200 mila persone che hanno sfilato a Budapest per il gay pride, il premier magiaro Viktor Orban ha lanciato un durissimo attacco all’Ue, accusando Bruxelles di aver “orchestrato” l’evento tramite i suoi “politici fantooccio che hanno eseguito gli ordini”.

Gay pride Budapest, Orban contro Ue e 200mila partecipanti: “Spettacolo ripugnante e vergognoso, a Bruxelles politici fantoccio”

Nel mirino di Orban non solo il gay pride, ma anche l’Unione europea e l’opposizione interna. Secondo il leader di Fidesz, la manifestazione arcobaleno sarebbe stata il risultato di un ordine diretto di Bruxelles, eseguito dai “politici fantoccio” dell’opposizione ungherese. “Bruxelles ha emesso un ordine affinché il Pride si tenesse a Budapest. I suoi politici fantoccio hanno eseguito l’ordine”, ha scritto Orbán in un post pubblicato domenica.

Il premier ha poi denunciato i contenuti della manifestazione come inaccettabili: “spettacoli di drag queen sul palco, uomini con i tacchi alti, e brochure sulla terapia ormonale” sarebbero prova della deriva che si eviterebbe solo grazie al governo nazionale. “È la prova di come sarebbero le nostre vite se il Paese non fosse guidato da un governo nazionale. Da ieri siamo ancora più convinti che queste persone non debbano essere lasciate avvicinare al timone del governo. Non lo permetteremo”, ha aggiunto il premier.

A gay pride concluso, Orban ha pubblicato sui social un'immagine di una famiglia eterosessuale accompagnata dalla frase “La famiglia è la famiglia”, rilanciando il suo messaggio politico e ideologico. Ma lo scontro si è allargato anche ad altri temi cari al governo ungherese, come l’immigrazione, le politiche energetiche e la guerra in Ucraina. “Lo stesso accadrebbe con l'immigrazione e la riduzione delle bollette. Non importa quanto aggressivamente Bruxelles, i media occidentali e le ong promuovano la propaganda di genere, noi lottiamo per la verità”, ha tuonato.

A rincarare la dose è intervenuto Balázs Orban, direttore politico del premier, che ha diffuso una serie di sondaggi via social. Citando dati dell’istituto Publicus, ha evidenziato che “il 53% degli indecisi e il 48% della popolazione totale si oppongono al Pride, contro il 45% che lo sostiene”. Secondo lui, “anche la maggioranza degli elettori indipendenti è contraria alla parata”. Altri dati parlano di “una maggioranza assoluta di adulti ungheresi favorevoli a limitare le marce Lgbt+ per proteggere i bambini”. Il dato più netto riguarda l’elettorato conservatore: “L’88% degli elettori dei partiti di governo respinge questi eventi, mostrando un’unità chiara contro l’attivismo Lgbt+ pubblico”.

Il direttore politico del premier ha poi voluto evidenziare la frattura politica: “La base di Péter Magyar sostiene fermamente il Pride. Gli elettori di Viktor Orbán lo respingono a larga maggioranza”. Péter Magyar, leader del movimento Tisza e principale sfidante di Orbán alle elezioni del 2026, ha infatti apertamente sostenuto la manifestazione, insieme al sindaco ecologista di Budapest Gergely Karácsony, che ha convocato il gay pride come evento municipale, nonostante il divieto nazionale in vigore dalla primavera.

Secondo la normativa introdotta quest’anno, manifestazioni come il Pride sono ufficialmente vietate, con multe fino a 500 euro, strumenti di sorveglianza come il riconoscimento facciale e persino pene detentive per gli organizzatori. Nonostante questo, la marcia si è svolta in modo pacifico e senza arresti.

L’episodio rischia ora di acuire lo scontro già teso tra Budapest e Bruxelles sui temi dei diritti civili e delle libertà fondamentali. “Lottiamo contro le bugie – ha concluso Orbán – perché nessuna manifestazione può eguagliare la voce di 3,7 milioni di ungheresi che hanno votato al referendum sul genere nel 2022”.

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