26 Giugno 2025
Putin (fonte: Instagram leadervladimirputin)
Il Movimento Cinque Stelle ha posto una questione che in sé ha la sua ragion d’essere. Non so se l’abbia fatto per tattica o per convinzione ma non importa, è sul tavolo e questo basta per aprire un dibattito. Che ovviamente non si aprirà perché la politica ha paura di fare politica, ha paura del suo lato oscuro che sbrigativamente chiamiamo cinismo quando cinismo non è, ma è interesse nazionale prevalente. Anche rispetto alla questione energetica.
Pochi giorni fa a Torino si è verificato un lungo blackout che ha paralizzato il capoluogo piemontese: se n’è parlato poco ed è stato un errore perché cali di tensione del genere saranno frequenti. Lo abbiamo visto in Spagna e lo vedremo anche in Italia: ci sono picchi di “fame energetica” che collassano le reti provocandone il blocco. Con l’aumento del caldo, con il cambiamento dei consumi teso all’elettrico (pensiamo soltanto al numero di colonnine che vedevate due anni fa e a quante ce ne sono adesso e a quante ce ne saranno nei prossimi tempi) e con il grande tema dei cloud su cui lavora l’intelligenza artificiale e tanto altro che potremmo elencare, è innegabile che il consumo di energia e i relativi costi siano una priorità.
Non vogliamo parlarne perché abbiamo la coda di paglia e perché il tema ci costringe a fare i conti con un recente passato dove l’Europa, Germania e Italia in testa, erano partner privilegiati della Russia: tanto gas a prezzi assai convenienti e garantiti da contratti a lungo termine. La Germania addirittura mandò a Mosca il suo ex Cancelliere prima come presidente del Consorzio NordStream, poi come alto dirigente in Gazprom (gas) e in Rosnef (Petrolio). L’Italia tentò di duplicare il modello NordStream al Sud ma l’America così come si oppose all’apertura dei rubinetti del NordStream2 altrettanto fece con il SudStream impedendone addirittura la realizzazione. Si cambiò strategia.
Tutta roba del passato? Per un certo verso sì nel senso che l’intelaiatura energetica dell’Europa è saltata (senza che la Von Der Leyen aprisse un dibattito o facesse un plissé) ma la fame di energia è rimasta soddisfatta in buona parte ma non del tutto e a prezzi non sempre convenienti. Al gas russo la Ue ha detto basta entro il 2027 ma - come vedremo meglio dopo - si fa finta di niente se nel mercato europeo entrano importanti quantitativi di gas - soprattutto gnl - russo, attraverso strane navi fantasma cui la Commissione Ue starebbe dando la caccia. A completare il quadro va messo sul tavolo un altro elemento: il gas russo che un tempo compravamo noi, progressivamente sta prendendo la via della Cina e questo impatterà ancor più rispetto ad una produzione che dislocata in Cina o nell’est asiatico diverrà ancor più conveniente.
Dunque, alla luce di tutte queste considerazioni, il Movimento Cinque Stelle ha posto una questione cruciale: che vogliamo fare con la Russia? Prima o poi la guerra finirà e la Russia tornerà ad essere un player pesante sul pianto internazionale. Nella Libia Cirenaica - per esempio - la Russia ha fortissime relazioni che peseranno sia sul fronte energetico sia sul flusso di migranti dal Sahel. Lo stesso vale con l’Algeria. Insomma Putin non scompare perché l’Europa decide di farlo. E se non scompare, occorre fare politica. La stessa che Trump ha fatto persino con l’ex (?) jihadista Al Jolani, oggi leader in Siria.
Ecco perché la mozione del M5S non può essere derubricata a provocazione ma è un elefante nella stanza: la possibilità di stipulare accordi di approvvigionamento energetico con la Russia può essere discussa senza cadere nella solita retorica del filoputinismo? Nella mozione si chiede al governo, «nell’ambito del raggiungimento di una soluzione pacifica duratura e permanente del conflitto non più rinviabile», di «intensificare gli sforzi a livello europeo per trovare una soluzione efficace alla questione del transito e approvvigionamento del gas che non escluda a priori e per futuro una possibile collaborazione con la Russia». Si tratta di una apertura diplomatica (come si fa con l’Iran o con quella Israele che non mi sembra sia immune da atteggiamenti guerrafondai) che però ha trovato nei soliti Calenda (il quale non vede l’ora di entrare nell’orbita del centrodestra) e riformisti dem chiusura netta.
Domando: cosa c’è di scandaloso? Che la Russia è in guerra con l’Ucraina? Beh, allora dovremmo raccontarla tutta. Più volte ho scritto - pure nel mio libro “Maledetta Europa” - che con le politiche di liberalizzazione dell’energia e con i contratti a lungo termine, la Commissione nei fatti ha “armato” Putin e lo ha fatto anche quando egli senza troppi giri di parole avvertiva del suo disegno politico di “ripristino dell’egemonia russa” anche contro l’espansionismo della Nato (2007, conferenza di Monaco) e coi fatti - dalla guerra in Georgia del 2008 in poi - faceva capire che faceva sul serio. Eppure nonostante i fatti, nel 2011 la Germania apriva i rubinetti del gasdotto North Stream 1, sotto la guida del suo ex Cancelliere Schroeder, e ne terminava il raddoppio 2015 (quando nel 2014 le truppe russe avevano occupato il Donbass).
Secondo il think tank energetico Ember gli acquisti europei di gas russo sono ammontati a 21,9 miliardi di euro lo scorso anno: invece di eliminare completamente il gas russo entro il 2027, le importazioni di gas russo in Europa sono aumentate del 18% lo scorso anno e - sempre secondo questi analisti - ancor più lo potrebbero essere nel 2025. Tutto questo, tra l’altro, accade con alcuni “ostacoli” oggettivi: l’impraticabilità del North Stream e la chiusura della rotta ucraina (che approvvigionava proprio l’Italia) per il mancato rinovo dell’accordo. Nell’aumento da 38 a 45 miliardi di metri cubi nel 2024, a fare la parte del leone sono state l’Italia (+4 miliardi di metri cubi), la Repubblica Ceca (+2 miliardi di metri cubi) e la Francia (+1,7 miliardi di metri cubi).
Com’è stato possibile aumentare gli acquisti nonostante tutta la retorica anti-Putin? Beh perché evidentemente nessuno ha voluto raccontare i fatti fino in fondo. Così le quote di gas naturale liquefatto (gnl) russo sono salite nel 2024 e saliranno ancor più nel 2025, visto che a febbraio abbiamo già una media di import pari a 74,3 milioni di metri cubi al giorno (+ 11%). Tutta “roba” che arriva in Europa a bordo di «navi fantasma». Non tutto - sia chiaro - arriva trasportata dai “fantasmi”: qualche gasdotto ancora funziona e porta energia: il gasdotto turco, infatti, gira a meraviglia e ha trasportato in direzione Ue 56 milioni di metri cubi al giorno di gas russo.
di Gianluigi Paragone
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