05 Giugno 2025
fonte: Imagoeconomia
"Non ha alcuna possibilità di essere approvato", dice il senatore repubblicano Ron Johnson della proposta di bilancio all’esame del Congresso USA. Viste le differenze tra le varie fazioni del partito, il presidente Trump ha dovuto fare pressioni per garantirne l'approvazione alla Camera, in quanto la maggioranza è risicata quando l'opposizione rimane compatta. Ora il testo è davanti al Senato, dove i membri sono più sicuri dei loro seggi (il mandato dura sei anni) e quindi rispondono meno alle insistenze della Casa Bianca. Basteranno quattro senatori per costringere tutti a ripartire da zero.
Il problema è che le critiche vengono da diverse direzioni e – ironicamente – ora la fazione pro-Trump è in maggioranza. L'obiettivo è estendere il taglio delle tasse varato durante il primo mandato del tycoon, e attuare ulteriori tagli, per esempio sulle mance e sugli straordinari, in cambio di riduzioni significative delle iniziative di Biden per i settori industriali green del Paese. I conservatori più convinti, però, non sono disposti a votare un pacchetto che farebbe aumentare ancora di molto il disavanzo di bilancio. Infatti, secondo le stime indipendenti, la nuova legge farebbe crescere il deficit di circa 2.400 miliardi di dollari nel prossimo decennio: un "abominio", secondo Elon Musk e i falchi della spesa pubblica, che periodicamente minacciano di bloccare tutto se non si ferma la traiettoria del debito.
Dall'altra parte, però, ci sono i populisti veri, cioè i politici che prendono sul serio le promesse di Trump di aiutare la classe lavoratrice, e quindi di non tagliare i servizi pubblici. Infatti, il "one big, beautiful bill" – il nome dato dal presidente alla proposta – impone di trovare risparmi di centinaia di miliardi di dollari dal bilancio per la sanità e per gli aiuti alimentari. In teoria si tratta di combattere gli sprechi e di spingere le persone a lavorare piuttosto che dipendere dal welfare dello Stato, ma il risultato inevitabile sarà che oltre 10 milioni di persone perderanno l'assistenza sanitaria. Ci sono senatori come Josh Hawley del Missouri che si rifiutano di colpire le fasce a reddito basso, molte delle quali, tra l'altro, hanno votato Trump.
Dunque i repubblicani sono a un’impasse, e ancora una volta si deve riconoscere una verità sorprendente in merito alle fazioni politiche nel partito: quelli più "radicali" non sono dello schieramento MAGA, che punta principalmente a trovare modi di mettere più soldi in tasca alle persone e alle aziende, ma i conservatori di vecchio stampo e i libertari, che insistono sulla necessità di tagliare brutalmente la spesa pubblica nel nome dell'equilibrio di bilancio. E i populisti più convinti, dall'altra parte, pensano veramente a come aiutare i più deboli.
In mezzo c'è il presidente Trump, che, nonostante il breve matrimonio con Musk, non si è mai preoccupato troppo dei numeri del debito, ma che è anche disponibile a ridurre il welfare pubblico pur di ottenere una vittoria politica con il varo del suo programma economico per tagliare le tasse. In realtà si stima che le minori imposte sarebbero annullate da un aumento del costo dei servizi per i redditi medi e bassi, ma dalla Casa Bianca si conta sull'effetto immediato di vedere più soldi in busta paga.
Questa contraddizione, tra i fautori dell'austerità di bilancio e i populisti che puntano a stimolare l'economia a prescindere dalle teorie monetarie classiche, è sempre stata presente negli ultimi anni. Solo che ora, con Trump al potere e il Congresso controllato dai repubblicani, si passa dalla retorica alla necessità di varare le leggi, e il divario profondo tra le diverse posizioni diventa più evidente. Forse si troverà un compromesso, per non finire con un clamoroso fallimento, ma nonostante l'apparente controllo di Trump sul partito repubblicano, lo scontro ideologico tra le varie fazioni non accenna a diminuire.
di Andrew Spannaus
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