26 Maggio 2025
Jeff Bezos, fonte: imagoeconomica
"La forza sul campo della Russia in Ucraina comincia a diminuire", ha affermato il Washington Post in un articolo pubblicato domenica 24 maggio. Notizia che viene ripresa da altri giornali, anche in Italia, e che sicuramente condizionerà il dibattito politico nei prossimi giorni. Il problema, però, è che si tratta più di propaganda che di analisi. Infatti, a leggere il pezzo dell'autorevole quotidiano americano, si capisce presto che riguarda in realtà l'opinione di alcuni funzionari, espressa con un obiettivo ben preciso: convincere Donald Trump ad aumentare il sostegno militare all'Ucraina, invece di ridurre le pressioni e trattare con Vladimir Putin.
È importante riconoscere il metodo. Citare le valutazioni di esperti anonimi è il primo segnale: significa che qualcuno nel mondo politico vuole mandare un messaggio, e usa la stampa per farlo. Infatti, mancano informazioni concrete per sostenere la tesi dell’indebolimento delle forze russe; si citano semplicemente le ingenti perdite di personale e materiale negli ultimi tre anni, e si menziona la difficoltà di Mosca nel conquistare grandi quantità di territorio. L’unica novità riguarda l’ipotesi dell’esaurimento delle scorte di materiale bellico risalenti al periodo sovietico.
Quando si arriva finalmente a citare un rapporto istituzionale, scritto dalla Defense Intelligence Agency (l'intelligence del Pentagono), la conclusione è diversa: la guerra “probabilmente continuerà a evolversi lentamente a favore della Russia fino alla fine del 2025”, in assenza di “un solido aiuto occidentale”. Ecco che si arriva al punto dell'articolo: affermare che ora è il momento di mettere più pressioni su Mosca.
Il problema, come rilevano i giornalisti da subito, è che Donald Trump non è dello stesso avviso. Il presidente americano, come si racconta a lungo, sembra aver abbandonato la minaccia di pesanti sanzioni finanziarie contro Mosca, ipotizza di abbandonare i negoziati, e la sua amministrazione non si è impegnata a fornire ulteriori aiuti militari o finanziari all'Ucraina. Questa sembra la giustificazione per la manipolazione delle notizie da parte del Washington Post.
Capire come vengono utilizzati gli articoli di stampa per promuovere un certo punto di vista è essenziale per non perdere il contatto con la realtà. Sono anni, ormai, che sentiamo che l'economia russa sta crollando, che Vladimir Putin è malato o a rischio di un colpo di stato interno, e vari altri desideri occidentali che si travestono da notizie.
Questo non significa difendere il leader russo, ma cercare di ragionare sull'effettiva situazione politica e militare. La verità è che la Russia, nonostante l'alto costo delle operazioni in Ucraina, per guadagni piuttosto limitati, non è disposta a fermarsi senza l'inizio di una discussione sulle "cause di fondo" del conflitto, che agli occhi del Cremlino significano l'allargamento della NATO – compreso il tentativo di ammettere l'Ucraina – il trattamento della cultura russa da parte di Kiev, e l'influenza dei gruppi di estrema destra ("neonazisti") in Ucraina. In più, vede il cessate-il-fuoco come un modo per permettere al nemico di guadagnare tempo, e così fermare gli avanzamenti fatti dai russi.
Se l'Occidente vuole convincere Putin a trattare, sarà necessario riconoscere – almeno in parte – queste preoccupazioni; alcune delle quali, tra l'altro, sono state riconosciute apertamente in passato da parte delle istituzioni del governo americano. Per esempio, numerosi rappresentanti americani – compreso Joe Biden – hanno criticato la spinta per fare arrivare la NATO ai confini russi, e lo stesso Congresso USA aveva vietato la fornitura di aiuti ai gruppi ultranazionalisti come il Battaglione Azov.
Oggi, invece, si preferisce negare qualsiasi problema passato e affermare che tutto nasce dalle ambizioni imperiali di Mosca. Oppure, si insiste sull'impossibilità di cambiare i confini attraverso la forza. Posizione legittima, anche se ignora le contraddizioni passate da parte occidentale. Più importante, però, è che chiude di fatto la porta a una qualsiasi soluzione diplomatica. Il motivo per la critica a Trump sta qui, e quindi alcuni funzionari – spesso "anonimi", appunto – hanno deciso di esercitare pressioni per fargli cambiare idea, e riprendere il sostegno militare a Kiev. E hanno trovato un giornale, tra quelli più rispettati a livello internazionale, che sta volentieri al gioco, presentando le loro opinioni come se fossero fatti. Meglio riconoscerlo ora, per non sorprendersi se le affermazioni che vengono riportate da politici e commentatori come se fossero previsioni risulteranno false nei prossimi mesi.
Di Andrew Spannaus
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