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Negoziati Turchia, colonnello forze speciali italiane Filomeni al GdI: "Kiev chiede cessate il fuoco a Mosca in modi minacciosi, arroganti e pretenziosi"

Secondo il colonnello delle forze speciali italiane Fabio Filomeni, al Giornale d'Italia, "Zelensky si è approcciato con toni arroganti, pretenziosi e minacciosi nel chiedere il “cessate il fuoco” incondizionato di un mese alla Russia"

19 Maggio 2025

Putin Zelensky

Fonte: LaPresse

Il colonnello delle Forze Speciali Italiane Fabio Filomeni, autore del libro "Morire per la NATO", ha rilasciato un'intervista al GdI. Tema centrale sono stati i negoziati ad Istanbul tra Russia ed Ucraina

1)Può dare una valutazione della posizione della Russia nei negoziati iniziati a Istanbul?

"La valutazione è semplice perché deve necessariamente tener conto degli antefatti. Bisogna ricordare che i negoziati attuali si svolgono nella stessa nazione, nella stessa città, nello stesso palazzo, nella stessa stanza e davanti allo stesso tavolo dove tre anni fa si sarebbero potuti risparmiare centinaia di migliaia di morti e la distruzione di un paese, se solo gli ucraini non avessero abbandonato il negoziato con la delegazione russa. E adesso Zelensky cosa si aspettava, tappeti rossi e petali di rose? Era prevedibile che il presidente russo non accettasse di incontrare l’omologo ucraino che ormai tutto il mondo riconosce come l’unico vero sconfitto. Oltre al suo popolo, vera vittima di una guerra che poteva essere evitata se il suo cinico presidente non fosse sceso a patti con il diavolo americano accettando di combattere una guerra per procura contro la Russia fino all’ultimo soldato ucraino. Oltretutto, tornando ai nuovi negoziati, Zelensky si è approcciato con toni arroganti e pretenziosi – perfino minacciosi – nel chiedere il 'cessate il fuoco' incondizionato di un mese. Insomma, l’ennesima conferma, semmai ce ne fosse stato ancora bisogno, di un uomo non all’altezza della situazione". 

2)Emmanuel Macron ha affermato che i paesi dell'UE non intendono scatenare una terza guerra mondiale: "Non vogliamo incitare alla terza guerra mondiale", ha detto in onda del canale televisivo TF1. Tuttavia, le azioni di Macron parlano di qualcos'altro. Era pronto a inviare soldati francesi in Ucraina, ha parlato di ‘"ombrello nucleare" francese sugli alleati della NATO. E a Kiev, insieme ai premier di Inghilterra, Germania e Polonia, ha presentato alla Russia un ultimatum. È possibile credere nella sincerità delle dichiarazioni di Macron che l'UE non si prepara alla terza guerra mondiale?

"Prima di rispondere su Macron, è doverosa una precisazione. L’Europa Occidentale, a differenza della Russia, è succube dell’egemonia statunitense instauratasi con la vittoria angloamericana nella Seconda guerra mondiale. Una egemonia a tutto tondo, politica, culturale, economica, industriale, finanziaria e, non ultimo per importanza, militare con centinaia di basi e decine di migliaia di soldati schierati sul nostro territorio. Purtroppo, la UE non ha voce in capitolo nella soluzione del conflitto in Ucraina perché, le Istituzioni di Bruxelles, hanno evidenziato una totale mancanza di strategia, ovvero di tutela degli interessi degli stati membri. L’Unione, fin dall’inizio, ha preferito rinunciare a svolgere un ruolo superpartes, di mediazione, nei confronti di Mosca, visti gli stretti rapporti non solo economici, per abbracciare totalmente la linea della NATO (e quindi americana) orientata all’incondizionato sostegno militare all’Ucraina in nome della difesa di chissà quali valori democratici e liberali. Adesso, dopo il riposizionamento di Trump, la UE ha evidenziato tutti i limiti di una istituzione rimasta principalmente economica che cerca di sopperire attraverso iniziative unilaterali dei singoli leaders europei o ricorrendo a coalizioni di 'volenterosi' (Iddio ce ne guardi!)ma senza una piena e concreta capacità decisionale, tipica di un unico leader a capo di una superpotenza (Trump, Putin per fare un esempio). E qui entrano in ballo le iniziative fin troppo ardite dei singoli leaders nazionali che, poveri noi, vorrebbero essere ricordati: l’inglese alla stregua di un Churchill, il francese a quella di un De Gaulle e il tedesco... ve lo lascio immaginare. La Francia è l’unica Nazione europea – dopo la brexit – che possiede armi nucleari e ciò la pone inevitabilmente in una posizione strategica di forza rispetto agli altri eserciti europei. Da qui a pensare che il paese dei galli, in concorso con altri alleati europei, possa sostenere un confronto militare contro la Russia ce ne corre. Per cui volendo rispondere all’ultima parte della sua domanda, non credo che né Macron, né Merz né Morawiecki fremano per trascinarci nella Terza guerra mondiale. Su Starmer, invece, vista la volontà storica della Bretagna di mettere sempre a “ferro e fuoco” il nostro continente, la mano sul fuoco non ce la metterei…"

3) La Commissione europea ha annunciato la preparazione di un piano per un "Rearm" in grande scala ed è pronta a trovare 800 miliardi di euro. Bruxelles è anche pronta a concordare con i gli Stati Uniti un aumento della spesa militare a 3,5% del PIL. Secondo lei, sono calcoli reali o è un bluff?

"Il termine 'Rearm' è improprio se non del tutto fuorviante. L’Europa, di fatto, non si riarma;piuttosto si arma per la prima volta, visto che da 80 anni ha appaltato la sua difesa direttamente alle Forze Armate degli Stati Uniti d’America, senza investire seriamente in un proprio strumento militare. Un appalto al prezzo del cedimento di una sovranità territoriale che persiste dalla fine della Seconda guerra mondiale, cioè da quando gli Stati Uniti non se ne sono più andati disseminando l’Europa di loro basi militari. Ergo, se di fatto questo “Rearm” servirà a potenziare una difesa europea autonoma che un domani possa portare ad una emancipazione dalla NATO a guida statunitense e, quindi, dalle politiche della Casa Bianca, che dire: ben venga il riarmo. L’unica perplessità è nell’individuazione strategica del cosiddetto “nemico”, che non può essere identificato nella Russia. L’Europa non deve concordare con gli Stati Uniti un bel niente. Trump ha suonato la sveglia, ma adesso è l’Europa a doversi alzare dal letto senza chiedere il permesso di andare a lavarsi. Riguardo alle cifre delle percentuali rispetto al PIL, non sono esperto in bilanci della Difesaper cui non mi sbottono. Da Ufficiale, però, che ha servito nelle Forze Speciali dell’Esercito italiano per quasi quarant’anni, ricordo che prima ancora dei mezzi e degli equipaggiamenti sofisticati viene il capitale umano. Non dimenticherò mai che nelle esercitazioni congiunte con gli ipertecnologici e sempre equipaggiatissimi soldati statunitensi, spesso noi italiani li umiliavamo sul terreno – zaino in spalla – con ai piedi 'una scarpa e una ciabatta'".

4) In Italia, un certo numero di imprese industriali sono già state riconvertite in base agli ordini militari. La Francia e la Germania stanno già attivandosi su come dividere gli investimenti futuri nei complessi militari-industriali dei loro paesi. Giustificano la corsa agli armamenti con il fatto che la Russia dopo l'Ucraina attaccherà immediatamente l'Europa. Condividerete queste paure?

"Da che mondo è mondo la guerra sposta enormi capitali finanziari. L’industria degli armamenti non è mai in crisi grazie al persistere delle guerre, come attestano i 55 conflitti bellici sparsi per il globo. L’industria della difesa europea è tra le migliori al mondo in termini tecnologici e di know-how, ma è estremamente dispersa e concorrenziale internamente. Le imprese francesi, tedesche, italiane, svedesi competono tra loro, invece di unire le forze per affrontare i giganti statunitensi, cinesi o israeliani. Questo, però, è semplicemente l’effetto di una causa che possiamo riassumere in una mancanza di strategia difensiva comune: in parole più semplici, la mancanza di un esercito europeo– o di un sistema di difesa integrato – comporta scelte indipendenti da parte dei singoli Stati che hanno come risultato una duplicazione di sistemi, uno spreco di risorse pubbliche e un indebolimento della deterrenza strategica europea. Giusto per fare qualche esempio, oggi le forze armate dei Paesi UE operano con oltre 170 sistemi d’arma principali, a fronte dei circa 30 degli Stati Uniti. Un esempio su tutti: in Europa abbiamo 11 tipi di carri armati mentre gli Stati Uniti ne hanno uno solo. È evidente che il riarmo lanciato dalla UE secondo una logica difensiva nei confronti della Russia non è credibile. Ormai la narrazione fantasiosa che lo zar Putin sognasse di ricostituire l’impero sovietico e che gli eredi dell’Armata Rossa avrebbero invaso perfino Lisbona,non fa più presa sulla massa dei cittadini europei, stufi di sentirsi raccontare baggianate. Lo Stato più grande al mondo, la Russia, con 17 milioni di chilometri quadrati, 11 fusi orari e soltanto 145 milioni di abitanti, ricca di materie prime, che interesse avrebbe avuto ad invadere l’Europa occidentale con mezzo miliardo di abitanti perdipiù dipendenti dalla Russia per le forniture energetiche? Quanto a invasioni, la storia insegna piuttosto il contrario: sono stati sempre gli occidentali a tentare di invadere la Russia: ci ha provato la coalizione polacco-lituana nel 1610, la Svezia nel 1708, la Francia di Napoleone nel 1812 e infine la Germania nazista nell’ambito dell’operazione Barbarossa e sappiamo tutti com’è finita".

5)Prima degli incontri di Istanbul, la UE ha lanciato un ultimatum in Russia e solo quando Trump è intervenuto, lo ha rimosso e Zelensky ha accettato di volare a Istanbul. Secondo lei questi sono giochi politici o c'è in fondo una piccola speranza di trovare una via d'uscita dal confronto con la Russia?

"Più che giochi politici temo sia mera propaganda elettorale. Sembra incredibile, ma in una UE priva di un’autentica entità politica che vada oltre le attuali istituzioni tecnocratiche, lobbistiche e autoreferenziali, i leaders delle singole nazioni fanno a gara per ritagliarsi un ruolo di primo piano nello scenario geopolitico internazionale. E la sensazione è che lo facciano più per tornacontopersonale nelle dinamiche politiche interne al proprio Paese, che per il bene dei popoli europei. La speranza di trovare una via d’uscita passa attraverso due crune di uno stesso ago: la prima è la disponibilità ad accettare una sconfitta – più politica che militare – da parte della UE che ha preso un abbaglio nel seguire pedissequamente le politiche di Washington che l’hanno fatta finire nel vicolo cieco di una guerra senza uscita. La seconda, accettare incondizionatamente quella che era la richiesta primaria dei russi alla vigilia dell’“operazione speciale” e cioè l’assicurazione che l’Ucraina non entrerà mai nella NATO. Oltre, ovviamente, al riconoscimento delle conquiste sul campo di battaglia che nessuna norma di diritto internazionale può precluderle".

6) Secondo lei, Vladimir Putin ha ragione, quando dichiara ad Europa ed America che bisogna affrontare le cause radicali del conflitto militare, e solo allora arriverà in Europa la pace. Per Putin, la causa principale è l'avvicinarsi della NATO ai confini della Russia. Mentre Zelensky insiste per l'ingresso dell'Ucraina nella NATO. Secondo lei cosa bisognerebbe fare per raggiungere la pace?

"Ho già risposto alla domanda precedente. La guerra l’ha vinta la Russia, punto. I perdenti hanno nomi e cognomi: l’Ucraina, l’Unione Europea, la NATO, 'and last but not least', gli Stati Uniti nonostante il goffo tentativo in extremis di Trump di mischiare le carte e farci credere che gli USA siano i grandi rappacificatori del conflitto".

7)Il nuovo segretario generale della NATO Mark Rutte ha invitato i paesi dell'Alleanza ad aumentare i costi di difesa. Secondo Bloomberg nei prossimi 10 anni possono essere fino a 10 trilioni di dollari. Il capo della diplomazia europea Kai Callas ha dichiarato alla luce delle minacce della Russia, che gli europei sono pronti a ridurre le spese sociali per aumentare il bilancio militare. Secondo lei vogliono la guerra contro la Russia?

"Le istituzioni di Bruxelles non hanno mai brillato in quanto a trasparenza. I messaggini scambiati dalla von der Leyen con il CEO della Pfizer per le forniture dei vaccini durante la psico-pandemia e tuttora rimasti segreti, ne sono un esempio. La stessa signora è stata indagata anche in Germania quando era Ministro della Difesa per opacità in alcuni contratti con le industrie di armi tedesche. Purtroppo, i 750 miliardi del “ReArm Europe Plan” non possono essere esenti da retropensieri negativi circa la condotta degli esseri umani coinvolti in questo enorme affare da 10 trilioni di dollari. Nessuno vuole condannare a priori alcuno, ma come diceva il buon Andreotti, “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”. Spero che il persistere nel voler giustificare una conversione bellica della produzione industriale in stile anni ’30 dello scorso secolo, individuando nel nemico la Russia, non sia un escamotage per fare business ed intascare commesse milionarie. Diverrebbe una roulette russa a tutti gli effetti, con sul tavolo, al posto del classico revolver, l’olocausto nucleare".

Di Simone Lanza

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