15 Maggio 2025
Commissione europea (foto Pixabay)
L’Unione Europea ha raggiunto un’intesa sul 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. L’accordo per colpire le esportazioni energetiche è arrivato con l’approvazione del Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri, e sarà sottoposto alla ratifica definitiva del Consiglio Affari Esteri il prossimo 20 maggio. Sorprendentemente, anche Ungheria e Slovacchia, storicamente più vicine alle posizioni del Cremlino, hanno votato a favore.
Cuore della nuova offensiva sanzionatoria è la lotta alla cosiddetta “flotta ombra” russa, l’insieme di navi impiegate per aggirare l’embargo occidentale sul petrolio. Ben 189 nuove imbarcazioni entrano nella lista nera dell’Ue, portando il totale a oltre 350 unità sanzionate. L’obiettivo è chiaro: colpire duramente le esportazioni energetiche, principale fonte di entrata per la macchina bellica russa. In particolare l'export di petrolio e sostanze chimiche per la produzione di missili.
Secondo il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, l’efficacia della strategia è già visibile: “L’aumento della pressione fiscale in Russia dimostra che le entrate da idrocarburi si stanno riducendo. Le sanzioni funzionano”. La Commissione punta anche a bloccare la fornitura di materiali sensibili, vietando l’export verso Mosca di determinate sostanze chimiche utilizzate nella fabbricazione di missili.
Il nuovo pacchetto coinvolge inoltre 75 individui e aziende legati al complesso militare-industriale russo, insieme a una trentina di imprese accusate di fornire tecnologie a doppio uso. Tuttavia, le misure più incisive — richieste soprattutto dai Paesi baltici e scandinavi — sono rimaste fuori. Tra queste, le sanzioni contro Rosatom, il colosso nucleare statale, e l’importazione di gas naturale liquefatto, che restano in sospeso per un possibile 18esimo pacchetto.
Non sono mancate le critiche sul fronte politico interno. Il Movimento 5 Stelle ha definito “una follia” l’adozione di nuove sanzioni proprio mentre si apre uno spiraglio di dialogo per un possibile tavolo di pace. “Non si può colpire Putin e allo stesso tempo parlare di negoziati”, tuonano i pentastellati.
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