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Morte Papa Francesco, dietro le quinte del Conclave: Parolin, Zuppi e Pizzaballa tra i favoriti. L’ombra lunga di Trump e Putin

Parolin, Zuppi e Pizzaballa tra i nomi più accreditati. Conservatori e progressisti si preparano allo scontro tra diplomazie sotterranee e visioni opposte della Chiesa. Trump e Putin osservano e spingono per un “Papa amico”

21 Aprile 2025

Morte Papa Francesco, dietro le quinte del Conclave: Parolin, Zuppi e Pizzaballa tra i favoriti. L’ombra lunga di Trump e Putin

Papa Francesco, fonte Imagoeconomica

Con la morte di Papa Francesco, il mondo cattolico si prepara a una delle transizioni più delicate della sua storia recente. Il Conclave che seguirà, destinato a eleggere il prossimo pontefice, non si limita a essere un rito religioso. È anche una battaglia geopolitica, dove le potenze mondiali, da Trump a Putin, guardano con attenzione alle dinamiche ecclesiastiche, consapevoli che la figura di Papa è più che mai centrale anche nella politica globale.

I papabili italiani: Parolin, Zuppi e Pizzaballa

Tra i cardinali più accreditati per il soglio di Pietro ci sono tre italiani: Pietro Parolin, Matteo Zuppi e Pierbattista Pizzaballa. Il primo, Segretario di Stato, è considerato una figura di continuità rispetto a Papa Francesco. Abile diplomata, Parolin è noto per la sua capacità di mediare tra le varie anime della Chiesa, mantenendo un delicato equilibrio che lo rende un possibile candidato anche per chi desidera una Chiesa che continui sulla linea bergogliana. Allo stesso tempo, Parolin ha dimostrato di saper dialogare con diverse sensibilità, rendendolo una figura di stabilità in un momento di incertezze.

Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, è invece il volto della Chiesa dell’ascolto e della solidarietà, particolarmente apprezzato negli ambienti progressisti. Con una visione aperta e un forte impegno per i più poveri, Zuppi è visto come una figura carismatica che potrebbe portare avanti l’eredità di Francesco con un'attenzione costante alle questioni sociali e pastorali.

Il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, rappresenta una carta più internazionale. Con un solido profilo diplomatico e un’importante esperienza nelle zone di conflitto, in particolare in Medio Oriente, Pizzaballa si distingue come una figura di pontificato globalmente orientato, in grado di costruire ponti tra fedi e culture diverse.

Trump e Putin, occhi puntati sul Conclave

Ma il Conclave non si gioca solo dentro le mura vaticane. All’esterno, Trump e Putin stanno osservando con attenzione, consapevoli che la figura del Papa è cruciale anche per la loro agenda internazionale. Le loro preferenze non sono esplicite, ma le indiscrezioni raccolte in ambienti diplomatici suggeriscono che entrambi vedrebbero con favore l’elezione di un pontefice che, pur mantenendo il suo ruolo spirituale, non si schieri troppo nettamente su temi che potrebbero danneggiare i loro interessi.

Per Trump, la componente cattolica conservatrice americana è fondamentale. La figura di Timothy Dolan, arcivescovo di New York, sembra rappresentare la visione di un Papa più vicino ai valori della destra americana, capace di attrarre l'elettorato cattolico tradizionalista. Dolan è conosciuto per la sua capacità di mediare con i politici e per il suo forte impegno sui temi pro-life e contro l’aborto.

Putin, d'altro canto, ha sempre cercato di mantenere un rapporto discreto e strategico con il Vaticano. La posizione più equilibrata di Papa Francesco sul conflitto in Ucraina ha suscitato apprezzamento a Mosca, che preferirebbe un Papa non schierato troppo nettamente con l’Occidente. Nomi come quello di Péter Erdő, primate d'Ungheria, o di Angelo De Donatis, vicario emerito di Roma, sono visti come figure che potrebbero bilanciare gli interessi russi senza però compromettere l’autonomia del Vaticano.

I “grandi elettori” e le influenze esterne

Sul fronte dei "grandi elettori", i cardinali che potrebbero influenzare il Conclave sono vari e provenienti da tutti i continenti. Tra i più conservatori, spiccano Timothy Dolan, Gerhard Müller (Germania), e Marc Ouellet (Canada), figure tradizionaliste che rappresentano una visione della Chiesa più attenta ai dogmi e alle tradizioni. Dall’altro lato, Jean-Claude Hollerich (Lussemburgo) e Michael Czerny (Canada) sono considerati più progressisti, vicini alla linea di Francesco sul dialogo interreligioso e la giustizia sociale.

Ma la questione geopolitica non si limita solo alle influenze dirette. Il Vaticano si trova al centro di una ragnatela di interessi globali, e leader come Trump e Putin non staranno certo a guardare passivamente. Entrambi potrebbero cercare di fare pressione per avere un “Papa amico” che favorisca le loro posizioni politiche, sul fronte della Chiesa cattolica e oltre.

Il Conclave, dunque, non sarà solo una scelta religiosa. Si giocherà anche una partita politica internazionale, dove le grandi potenze cercheranno di orientare la Chiesa verso visioni più compatibili con i loro interessi. Tuttavia, come sempre accade, l'ultima parola verrà pronunciata nella solitudine della Cappella Sistina, dove lo Spirito guiderà i cardinali elettori. E anche se le influenze esterne sono forti, la decisione finale non potrà prescindere dal discernimento spirituale.

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