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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

La personalizzazione della politica e il rifiuto del confronto: chiari segnali che preludono alla dittatura

Quando perfetti incapaci sono seguiti da centinaia di migliaia di persone, ai pochi capaci non resta che vivere nascosti

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Von der Leyen, fonte: imagoeconomica

Lathe Biosas (vivi nascosto) è sempre stato il mio motto. Mentre Massimo Gramellini s'indigna perché quasi mezzo milione di persone seguono un perfetto imbecille su Instagram, io mi indigno che qualche milione di persone diano retta a Massimo Gramellini.

Mio fratello si esalta per Carlo Calenda e io evito mio fratello. Il mio illustre collega – già entusiasta di Italexit di Gianluigi Paragone - mi scrive che Gianni Alemanno è un galantuomo e io annuisco, perché coi cretini è inutile discutere.

Milioni di cretini non vedono l'ora di apparire, di sostituirsi ai volti noti nei dibattiti televisivi e io evito i dibattiti televisivi.

Non occorre avere letto Ernst Juenger per comprendere che l'umanità è composta da idioti e da bastardi liberticidi, che a una forma di dominio segue sempre un'altra forma di dominio e la libertà è una chimera. L'unica libertà residua è “darsi alla macchia”.

Io esercito la libertà di sottrarmi alla scelta obbligata tra bianco e nero, perché la libertà è sempre una splendida armonia di colori.

Scrivo che stimo il Colonnello Fabio Filomeni e vengo sommerso di contumelie: “Allora lei è a favore dell'UE e della NATO!”.

No, io non mi lascio coinvolgere nelle beghe tra le pulci della dissidenza. Io non cado nella rete dei marpioni della politica, siano Marco Rizzo, Gianni Alemanno o altri che neppure so chi siano.

E' evidente che mi farebbe piacere ascoltare un dibattito intelligente, dove non si parli delle vergognose dichiarazioni del Presidente della Repubblica o del Ministro di turno.

In Italia ci sono persone perfettamente in grado di ragionare con le quali sarei lieto di confrontarmi. Scrivano in redazione o a me direttamente: sarò lieto di interloquire. Ma perché dovrebbero interloquire con me? Penso a Giorgio Agamben, Elena Basile, Giorgio Bianchi, Pino Cabras, Boni de Castellane, Vincenzo Costa, Pierluigi Fagan, Fabio Filomeni, Alessandro Orsini, Roberto Pecchioli, Davide Rossi, Andrea Zhok e molti altri. Qualcuno di loro ha già ottenuto un buon numero di followers, ma il caso di Gianluigi Paragone dovrebbe averci insegnato che i followers non si trasformano in consenso elettorale.

Molti anni fa – del tutto ignorato, more solito – scrissi che Pippo Baudo sarebbe stato un perfetto Presidente della Repubblica. Un personaggio televisivo gode di una popolarità straordinaria che nessun professore di filosofia potrà mai eguagliare. I casi di giornalisti (comici, virologi eccetera) passati alla politica sono venuti dopo il mio scritto, facilmente profetico.

Questo sistema è marcio fino alla radice e non ha più nulla di democratico. I finanziamenti sono la linfa che nutre la politica, le idee un optional da sbandierare in campagna elettorale, la televisione l'unico mezzo capace di raggiungere le masse. Si è mai levata una voce che abbia posto in discussione il meccanismo di emissione di moneta? Mai! In sintesi, non esiste un modello di società realmente alternativo a quella in cui viviamo.

La scelta è tra i soliti noti e le voci di dissenso semplicemente non esistono per tutti coloro – che sono la stragrande maggioranza – che non seguono i canali Telegram.

Io seguo i canali Telegram, Giorgio Bianchi e Francesca Quibla sono la mia prima lettura quotidiana. Ascolto Judging Freedom del Giudice Andrew Napolitano, leggo i post del Professor Jeffrey Sachs sul suo sito.

La direzione presa dalla politica (quella che conta) è talmente distante dal mio pensiero che tutto ciò che posso commentare è che vivo in terra ostile (Boni de Castellane docet).

La mia fiducia nell'umanità è scesa allo zero virgola, al punto che io – che scrivo di transumanesimo dal 2014 – sto iniziando a comprendere il fascino del progetto di sterminio dei mangiatori inutili. Yuval Noah Harari è semplicemente più intelligente e miglior divulgatore di tutti gli altri, ma soprattutto non è un ipocrita.

Io invece – nonostante guardandomi intorno faccia fatica a stilare una lista di salvabili – sono vittima della compassione nei confronti di un'indistinta umanità che non merita nessuna compassione.

Se qualcosa potrà sopravvivere a questo presente distopico, sarà necessario ripartire dall'etica individuale, dalla cultura (non quella cattocomunista che domina in Italia), dalla competenza, dall'estetica (l'orrore è la cifra stilistica dei nostri tempi, in tutti i campi).

L'uomo comune dovrà essere ridimensionato, ridotto a quello che è: un mangiatore inutile, un essere dotato di un cervellino facilmente hackerabile preda di tutte le paure indotte da chi detiene il potere (siano pandemie, guerre o crisi economiche).

Il vero potere, che è quello economico, grazie all'intelligenza artificiale farà dell'ordine mondiale ciò che vuole (sia uno sterminio grazie a nuovi virus chimera, una guerra atomica o una crisi economica che riduca a mendicanti milioni di disoccupati).

Una rivoluzione dal basso non è ipotizzabile, la presa del potere da parte di persone con in mente un modello di società alternativo alla nostra nemmeno.

Chi crede di poter sconfiggere il drago con metodi democratici è un povero illuso e lo compiango.

E non esiste un luogo dove fuggire, occorre abituarsi a vivere in terra ostile. Io lo faccio da più di cinque anni. Voi siete liberi di entusiasmarvi per i vostri galantuomini pregiudicati.

Come ha scritto Giorgio Agamben, “Il lavoro che ci sta davanti può cominciare solo là dove tutto è perduto, senza compromessi e senza nostalgie”.

Di Alfredo Tocchi

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