27 Gennaio 2025
UNIONE EUROPEA (fonte: pixabay)
L'Unione Europea ha rinnovato le sanzioni economiche contro la Russia, dopo che l'Ungheria ha ritirato la minaccia di veto. Budapest ha ottenuto garanzie da Bruxelles riguardo il transito di gas azero attraverso l'Ucraina per rifornire l’Europa orientale.
Dopo giorni di tensione, lunedì i ministri degli esteri europei hanno trovato un compromesso a Bruxelles, consentendo il prolungamento delle sanzioni per altri sei mesi. L'accordo è stato raggiunto grazie a una dichiarazione sull’integrità dell'infrastruttura energetica e sul passaggio di gas attraverso l'Ucraina per garantire l'approvvigionamento dell'Europa orientale.
Le misure adottate dall’Unione Europea contro Mosca comprendono restrizioni su petrolio, carbone, tecnologia, finanza, beni di lusso, trasporti e media, oltre al congelamento di 210 miliardi di euro di beni della Banca centrale russa. Le sanzioni in scadenza il 31 gennaio necessitavano del consenso unanime dei Paesi membri per essere rinnovate.
Nei giorni scorsi, tuttavia, l’Ungheria aveva irrigidito la propria posizione, invocando un cambiamento nella politica europea alla luce dell’insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Venerdì scorso, il primo ministro Viktor Orbán aveva collegato la questione delle sanzioni a una disputa sul transito di gas russo, bloccato dall’Ucraina alla fine del 2024.
"Ciò che è chiuso ora, deve essere riaperto. Non è una questione che riguarda l'Ucraina, ma l'Europa, l'Europa centrale", aveva dichiarato Orbán in un’intervista radiofonica.
"Se gli ucraini vogliono essere aiutati, allora riapriamo le vie di transito del gas e permettiamo ai Paesi dell'Europa centrale, compresa l'Ungheria, di ricevere il gas di cui abbiamo bisogno attraverso l'Ucraina", aveva aggiunto.
Le richieste ungheresi avevano portato a una situazione di stallo senza precedenti. Nel fine settimana, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva aperto a un compromesso, dichiarandosi disposto a consentire il transito del gas azero attraverso l’Ucraina, ipotesi precedentemente esclusa.
In quanto Paesi senza sbocco sul mare, Ungheria e Slovacchia hanno sottolineato l’importanza di mantenere i flussi di gas attraverso l’Ucraina, sia per il gas russo che per quello azero, avvertendo che un brusco cambiamento potrebbe destabilizzare le loro economie. Bruxelles, dal canto suo, ha minimizzato l’impatto delle restrizioni, affermando che l’Unione Europea è ormai ben preparata per una transizione energetica lontana dalla dipendenza dai combustibili russi.
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