08 Gennaio 2025
Zuckerberg, fonte: imagoeconomica
Si sta molto discutendo in questi giorni della decisione di Mark Zuckerberg di porre fine al demenziale sistema del cosiddetto fact-checking, nome pudico, rigorosamente in lingua inglese, per non dire censura. Il patron di Meta sceglie dunque di seguire la via di Twitter o X che dir si voglia di Elon Musk, social sul quale, come è noto, non esiste di fatto la censura ed è ancora possibile parlare liberamente. Che cosa ha indotto in concreto Mark Zuckerberg a prendere questa decisione e a cambiare traiettoria? Credo che siano possibili due interpretazioni, non necessariamente alternative tra loro: in primo luogo, il modello della libera espressione di Twitter premia, laddove quello con censura di Facebook evidentemente alla lunga non dà buoni risultati in termini di utenze. La censura generalmente non piace e non stupisce dunque che le persone preferiscano utilizzare Twitter rispetto a Facebook. Zuckerberg deve essersene accorto e su queste basi deve aver scelto, meglio tardi che mai, di cambiare direzione. In secondo luogo, a determinare la scelta può essere stata anche l'elezione di Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo: in passato, Zuckerberg aveva candidamente ammesso di aver eseguito gli ordini di Biden e della Casa Bianca in tema di censura relativa all'emergenza epidemica. Ora il vento è cambiato e Zuckerberg si adegua. Sia quel che sia, non possiamo non rilevare come il sistema del fact-checking sia stolto e pericoloso: finisce per censurare come fake news o come violazione delle norme della community ogni interpretazione non aderente all'ordine simbolico dominante, facendo appunto trionfare la censura. Tanto più che, come non ci stanchiamo di sottolineare, le idee false si combattono con le idee vere, non con la censura.
Di Diego Fusaro.
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