31 Dicembre 2024
“Se ci prepariamo, l’ansia diminuisce e ci sentiamo più sicuri. È un principio che mi guida in molte situazioni della vita. Per esempio, quando faccio un’escursione in montagna e il tempo cambia improvvisamente. Allora è importante aver preparato bene lo zaino”.
Con un discorso natalizio che voleva essere rassicurante, il re di Svezia ha invitato i suoi sudditi a essere previdenti. La saggezza contadina insegna: “all’uomo previdente, non capita mai niente”.
Così, paragonando i nostri tempi a un’escursione in montagna con tempo incerto, il sovrano ha raccomandato di leggere la nuova edizione dell’opuscolo “Om krisen eller kriget kommer” (In caso di crisi o guerra): “Se non l’avete ancora letto, vi consiglio di farlo!”.
L’opuscolo contiene meravigliose perle di saggezza, degne di Monsieur de la Palice “Viviamo in tempi incerti. Nel nostro angolo di mondo sono in corso conflitti armati. Terrorismo, attacchi informatici e campagne di disinformazione vengono utilizzati per minare e influenzare il nostro operato… Per resistere a queste minacce, dobbiamo essere uniti. Se la Svezia viene attaccata, ognuno deve fare la sua parte per difendere l’indipendenza del Paese e la nostra democrazia. Costruiamo la resilienza ogni giorno, insieme ai nostri cari, colleghi, amici e vicini”.
Sfugge completamente al monarca che la disinformazione la sta facendo lui: nessuna Nazione, meno che mai la Federazione Russa, minaccia la Svezia e affermare il contrario significa essere paranoici, idioti o in mala fede.
Purtroppo, né i russofoni del Donbass né gli ucraini avevano opuscoli: sai quanto ne hanno sentito la mancanza!
Se un missile Kinzhal ti esplode in casa, cerca almeno di essere preparato.
Si potrebbe liquidare il discorso con una battuta. Purtroppo, oltre a essere tragicomico, assolve un compito ben preciso: contribuire a diffondere la paura, portare avanti quella economia delle emergenze che paralizza la nostra società impedendo la pianificazione di un futuro alternativo a quello che ci è stato preparato.
Io, caro re, in montagna non ci voglio andare. Vacci pure tu. Non ho nulla contro Vladimir Putin, avrei semmai molto contro Benjamin Netanyahu ma per mia grande fortuna non abito vicino alla zona d’influenza dei criminali dell’IDF.
Abito in Italia, una colonia d’oltremare dove l’esercito americano ha 140 basi, una a pochi chilometri da casa mia. I kinzhal – per fortuna – sono molto precisi e non ne ho paura.
La paura, semmai, me la fanno venire quelli, coronati o meno, che ormai reputano la guerra un fatto probabile, concreto, con cui dobbiamo fare i conti.
Dato che non saprei scriverle meglio, cito le parole di uno psicoterapeuta, il Professor Andrea Castiello D’Antonio:
“La psicologia di uno Stato può diventare una caricatura della psicologia degli individui che lo compongono, in cui gli aspetti più pericolosi e irresponsabili vengono accentuati e quelli più sani e prudenti sono completamente annullati.
In particolare, lo Stato può diventare paranoide, cioè soffrire di deliri di persecuzione.
Come l’individuo paranoico che diviene omicida, così la nazione paranoica può iniziare una guerra che sinceramente considera necessaria per la propria autodifesa. Quello che originariamente era un sospetto ingiustificato aiuta a creare proprio quella catastrofe che si desidera evitare. La paura… è veramente la prima causa della guerra.
La tendenza al sospetto è stimolata dalla propaganda.”
di Alfredo Tocchi, 31 dicembre 2024
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