12 Dicembre 2024
Dal primo gennaio 2025, Romania e Bulgaria faranno parte a tutti gli effetti dell’area Schengen, la più vasta zona di libera circolazione al mondo. La decisione è stata formalizzata giovedì 12 dicembre, durante il Consiglio Giustizia e Affari Interni dell’Unione Europea, con il voto favorevole per eliminare i controlli via terra, completando un processo iniziato a marzo con la rimozione dei controlli aerei e marittimi.
Cosa significa piena adesione? In poche parole i cittadini europei potranno entrare in Romania e Bulgaria senza passaporto e usando qualsiasi mezzo di trasporto. Al contempo, i due paesi diventeranno il limite orientale dell’Unione, con la responsabilità di garantire controlli alle frontiere esterne: Romania con Moldavia e Ucraina, e Bulgaria con Turchia.
"Oggi la Romania e la Bulgaria entreranno nell'area Schengen, è un momento storico, perché è tra le cose migliori che ha fatto l'Unione Europea, insieme all'euro e al mercato unico", ha commentato il commissario Ue agli Interni Magnus Brunner.
Romania e Bulgaria sono membri dell’Unione Europea dal 2007 e in realtà avevano soddisfatto i requisiti tecnici per Schengen già nel 2011. L’ingresso è stato ritardato a causa dell’opposizione dell’Austria, che temeva un aumento del flusso migratorio attraverso il confine turco-bulgaro. Un primo accordo, seppure parziale, si è raggiunto nel 2023, ma le negoziazioni per la completa abolizione dei controlli via terra sono proseguite fino a pochi giorni fa. Alla fine, l’Austria ha ritirato il veto, consentendo il voto positivo del Consiglio.
L’area Schengen, istituita nel 1995, comprende 29 Paesi e oltre 445 milioni di persone. Oltre ai 25 stati membri dell’Unione Europea, l'area Schengen include Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein. Irlanda e Cipro, per ora, restano fuori: il primo per scelta, il secondo per mancanza di requisiti.
Nonostante l’espansione, Schengen affronta crescenti pressioni. Dal 2015, nove paesi, tra cui l’Italia, hanno reintrodotto controlli interni per ragioni di sicurezza o gestione migratoria. Le misure, criticate da altri membri, mettono in discussione la piena funzionalità del sistema a trent’anni dalla sua nascita.
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