Non
ho alcuna intenzione di cambiare la mia opinione: la CPI è un organismo politico, nulla di più. Lo scrissi quando emise un mandato d’arresto nei confronti di Vladimir Putin e lo ripeto oggi, dopo l’emissione di un mandato di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu.
Ciò nonostante, trovo che le dichiarazioni rese da alcuni politici italiani siano surreali, indice di un’assenza totale di cultura giuridica, rispetto delle istituzioni e senso della misura.
L’atteggiamento è quello tipico italiano, dove la giustizia è sempre amministrata a discrezione, viziata dall’appartenenza politica del giudice a una corrente politica. “Indago su Tizio perché non condivido le sue posizioni politiche e rappresenta una minaccia per gli interessi della mia corrente”.
Dopo trentasei anni passati nelle aule di giustizia, ho il diritto di scrivere che la giustizia è sempre a campione e questo fa sì che qualunque condannato si senta un capro espiatorio e - persino quando la sua colpevolezza è assolutamente manifesta – pensi: “così fan tutti. Hanno punito me perché non la penso come loro”.
L’indagine si orienta dove vuole il potere forte: è successo con Mani Pulite, nata da documenti forniti ai giudici dalla CIA per punire Bettino Craxi. Ciò non toglie che il sistema di corruttela che ruotava intorno alla politica fosse reale, illegale e perseguibile penalmente e – pertanto – il “così fan tutti” non fosse un’esimente.
Nel caso della Corte Penale Internazionale, l’emissione di un mandato di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu è giunta dopo un’indagine durata mesi che ha accertato che a Gaza è in corso un genocidio.
Invece di puntare il dito contro la CPI, io invito a osservare quello che è accaduto a Gaza e ora in Libano dopo il 7 ottobre 2023.
A prescindere dalla decisione della CPI, io – se fossi (Dio me ne scampi) un politico - mi asterrei dal dichiarare idiozie come quelle che ci tocca sentire per bocca dei nostri rappresentanti.
La loro ignoranza è abissale quanto la loro ipocrisia: plauso quanto la CPI emette un mandato d’arresto nei confronti di Vladimir Putin, biasimo quando il mandato di arresto viene emesso nei confronti di Benjamin Netanyahu.
Insomma, le decisioni delle istituzioni internazionali (ONU, CPI) sono vincolanti soltanto “se e quando ci fa comodo”.
Applicando questo metro di giudizio, chiunque di noi dovrebbe vivere la propria vita rispettando i divieti dell’Autorità unicamente “se e quando ci fa comodo”, un comportamento che potremmo definire eversivo.
Forse, prima di rilasciare dichiarazioni idiote, sarebbe il caso di riflettere.
di Alfredo Tocchi, 24 novembre 2024