15 Settembre 2024
Il momento più discusso del dibattito tra Donald Trump e Kamala Harris riguarda i gatti: l'accusa del Tycoon che gli immigrati haitiani stiano rubando e mangiando gli animali domestici è sembrata ridicola, contribuendo all'immagine dell'ex presidente come un candidato che esagera continuamente e non riesce ad affrontare la sostanza delle questioni politiche.
L'obiettivo di Trump era focalizzarsi sull'immigrazione, un tema in cui i repubblicani hanno un vantaggio a causa del malcontento tra la popolazione. Durante la serata, ha anche voluto insistere sull'economia, ricordando l'inflazione pesante di questi anni, che rende la vita più difficile per gli americani. Anche qui, però, non è riuscito a presentare la sua critica in modo chiaro.
Harris, invece, ha usato bene il suo tempo per incalzare il Tycoon sull'aborto, sull'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e sulle critiche rivolte a Trump da numerosi esperti, dai militari agli economisti. La vicepresidente è riuscita a farlo innervosire, sminuendo la sua figura, mentre lei si presentava come una leader composta e concentrata sui problemi del Paese. Per questo, è stata la vincitrice della serata, offrendole l'occasione per consolidare il suo leggero vantaggio nei sondaggi.
Tuttavia, è mancata una discussione seria sulla direzione degli Stati Uniti e del mondo. È un problema comune nella politica di oggi, in cui spesso prevalgono l'immagine e le polemiche forzate rispetto a una chiara analisi dei problemi. Tuttavia, ci sono stati due momenti durante il dibattito del 10 settembre che hanno rivelato un sostanziale accordo su alcuni temi importanti. Questi riguardano la politica economica protezionistica e il rifiuto del coinvolgimento nelle guerre, entrambi parte della svolta "post-globale" degli Stati Uniti negli ultimi anni.
Sul primo punto, i due candidati hanno cercato di dimostrare il loro impegno nella sfida economica con la Cina. Trump ha sottolineato che l'amministrazione Biden ha mantenuto i dazi che lui aveva imposto a Pechino, e Harris non solo non ha cercato di smentirlo, ma ha anche spiegato l'importanza di ulteriori misure di politica industriale per ricostruire la base produttiva americana, soprattutto nei settori tecnologici come i semiconduttori.
Più volte il Tycoon ha ammonito del pericolo di una Terza guerra mondiale, affermando la sua intenzione di porre fine immediatamente al conflitto in Ucraina e difendendo il suo approccio diplomatico alle crisi. La vicepresidente ha sì riproposto la linea consueta sul contrasto alla Russia di Putin, ma ha voluto sottolineare che al momento non ci sono truppe americane impiegate direttamente in guerre all'estero. Questo è stato un chiaro segnale che anche Harris comprende il sentimento della popolazione, desiderosa di lasciare alle spalle la lunga serie di interventi militari degli ultimi decenni, decisi dalle istituzioni di Washington senza tener conto dell'opinione pubblica.
Prevedibilmente, la grande stampa non ha dato risalto a questi aspetti. Li ho evidenziati in alcuni interventi televisivi e in interviste rilasciate a giornali in questi giorni. Purtroppo, c'è da scommettere che in gran parte resteranno nell'ombra. È comprensibile che ci si concentri sullo scontro personale e politico tra i candidati, vista l'importanza dell'appuntamento elettorale; tuttavia, sarebbe utile per tutti comprendere le dinamiche più profonde che stanno guidando il cambiamento negli Stati Uniti in questo periodo.
Di Andrew Spannaus.
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