17 Agosto 2024
Trump e Harris, fonte: Instagram, @edtinforma
Kamala Harris ha deciso: deve distanziarsi da Joe Biden sui temi economici, per dimostrare di poter aiutare di più la classe media. Nel frattempo, Donald Trump vuole legare la candidata democratica il più possibile agli aumenti dei prezzi degli ultimi anni, che hanno colpito duramente gli americani, in particolare per la spesa alimentare e il costo delle abitazioni. Chi riuscirà a convincere gli elettori indipendenti che si batterà effettivamente per loro, avrà un vantaggio decisivo per il voto del 5 novembre.
Le promesse dei candidati già fanno innervosire economisti e media mainstream. Per esempio, dopo che Trump ha proposto di detassare le mance per i lavoratori nei settori della ristorazione e dell'alberghiero, costringendo Harris ad accodarsi, si sono visti parecchi commenti contrari sui grandi giornali. A livello tecnico, si può dibattere della soluzione migliore, ma il punto è che una soluzione è necessaria per mettere più soldi in tasca a chi guadagna poco. Tuttavia, quando i politici cominciano a parlarne, l'establishment puntualmente li accusa di "populismo", cercando di evitare cambiamenti seri a un sistema dove vige ancora troppa precarietà.
L'inflazione è ancora poco compresa nel dibattito politico americano. I repubblicani puntano il dito contro la troppa spesa pubblica, in linea con le teorie liberiste che si basano su ragionamenti puramente monetari; cioè, più soldi portano a prezzi più alti. La realtà, invece, è che meno di un terzo dell'inflazione di questi anni è dovuto all'aumento della massa monetaria. Gran parte è il risultato del sistema della globalizzazione, che ha creato filiere frammentate, crollate sotto lo stress della crisi pandemica. Se un Paese non produce beni essenziali e dipende in gran parte dalle importazioni dall'altro capo del pianeta, si crea una grande vulnerabilità: con il rallentamento della produzione in Asia e l'interruzione delle spedizioni internazionali, gli americani non avevano un problema di soldi, ma di mancanza di prodotti da poter acquistare.
L'amministrazione Biden ha lavorato molto per riconfigurare le catene di valore in alcuni settori, soprattutto quelli legati alle tecnologie digitali. La produzione globalizzata sta subendo cambiamenti significativi, con lo spostamento delle fabbriche verso Paesi più vicini, geograficamente o politicamente, agli Stati Uniti. Rimane, però, il grande deficit commerciale, che alcuni consiglieri di Trump puntano a ridurre drasticamente se il Tycoon dovesse tornare alla Casa Bianca. Gli strumenti proposti sono rozzi – per esempio, un dazio del 10 per cento su tutti i beni importati – e anche in questo caso, gli economisti avvertono di effetti indesiderati: è probabile che i costi verrebbero trasferiti ai consumatori.
La questione centrale è come affrontare seriamente i problemi che affliggono i cittadini della classe media e bassa. Harris non si esprime pubblicamente sugli squilibri del commercio globale, lasciando dubbi sul suo impegno riguardo alla svolta anti-liberista degli ultimi anni in termini sistemici. Tuttavia, non esita a criticare le grandi società, accusandole di aumentare a dismisura i prezzi solo per fare più profitti. In questo modo, spera di ridurre l'efficacia degli attacchi di Trump e di presentarsi come la campionessa dei lavoratori.
Un altro aspetto del dibattito è il ruolo della banca centrale. La Federal Reserve ha aumentato rapidamente i tassi d'interesse in risposta all'inflazione, uno strumento grossolano che colpisce l'intera economia senza distinguere tra i vari elementi del problema. Così facendo, ha raddoppiato la rata per chi ha un mutuo a tasso variabile, contribuendo a peggiorare la crisi che avrebbe dovuto combattere.
Ora, la Fed si appresta ad attuare i primi tagli, probabilmente già da settembre. Questo potrebbe favorire la campagna di Harris e quasi certamente attirerà le critiche dei repubblicani, che accuseranno la banca centrale di politicizzazione. La questione più ampia riguarda la necessità di far lavorare la banca centrale a favore della ricostruzione dell'economia reale, anziché limitarsi a reagire con una mentalità monetaria che troppo spesso ignora i parametri concreti che hanno portato all'indebolimento delle attività produttive nel periodo della globalizzazione.
di Andrew Spannaus
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