10 Agosto 2024
A sinistra il Presidente dell'Iran, Masoud Pezeshkian, a destra il comandante delle Guardia rivoluzionaria iraniana, Hossein Salami
A Teheran i vertici della Repubblica islamica sarebbero divisi e impegnati in un braccio di ferro che vede protagonisti il presidente iraniano Masoud Pezeshkian (eletto recentemente il 28 luglio scorso) e i Guardiani della rivoluzione, i Pasdaran: il Telegraph rivela che il primo vorrebbe evitare una guerra totale contro Israele mentre i secondi spingono per una risposta armata e bombardamenti su Tel Aviv e altre città, confermando le divisioni su come rispondere all'uccisione avvenuta il 31 luglio scorso a Teheran, di Ismail Haniyeh, storico leader politico di Hamas e che gli iraniani attribuiscono allo stato israeliano. Tuttavia, la parola finale spetta all'ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, ovvero la massima carica religiosa e amministrativa prevista nel paese.
Secondo il quotidiano inglese, i generali dei Pasdaran insistono sui raid da condurre contro Israele, che dovrebbero concentrarsi su obiettivi militari per evitare vittime civili, ma Pezeshkian vorrebbe adottare un’altra strategia e avrebbe suggerito di colpire basi segrete del Mossad nei Paesi vicini all'Iran, come avvenuto nei mesi scorsi: Teheran colpì una di queste presunte basi nel Kurdistan iracheno a Erbil, nel nord dell'Iraq, lo scorso 15 gennaio di quest’anno. "Pezeshkian teme che qualsiasi attacco diretto a Israele avrebbe gravi conseguenze – ha spiegato uno stretto collaboratore del presidente - ha detto che siamo stati fortunati che l'Iran non sia arrivato ad una guerra totale con Israele l'ultima volta e forse non succederà, questa, volta". Il riferimento è all'attacco condotto il 13 aprile scorso dalla Repubblica islamica contro lo stato ebraico, quando lanciò 300 tra missili e droni, ma il 99% di questi furono intercettati e abbattuti dalle Israel Defense Forces (Idf). Parlando con il quotidiano britannico, la stessa fonte sostiene che l'insistenza dei Guardiani della rivoluzione nel colpire il paese guidato dall’esecutivo di Benjamin Netanyahu è legata più alla volontà di "indebolire la sua presidenza che non a coprire l'umiliazione che hanno subito". Un secondo collaboratore ha rivelato che Pezeshkian sarebbe dell'idea di "colpire qualche luogo legato a Israele in Azerbaigian o nel Kurdistan iracheno, di farlo sapere prima a questi Paesi e di farla finita con tutto questo teatro, questa sceneggiata". Il riferimento, neanche troppo velato, è al massiccio lancio di missili e droni già citato.
Altre persone vicine al Presidente iraniano ritengono che "la negligenza nella sicurezza di Haniyeh sia stata intenzionale per trascinare Pezeshkian in guerra", mentre la stessa fonte del Telegraph riferisce che Pezeshkian "non si sente umiliato" perché il leader di Hamas è stato ucciso "poche ore dopo il suo giuramento". Intanto, come riferito ieri dall’agenzia di stampa iraniana Irna (Islamic Republic News Agency), il comandante delle Guardia della rivoluzione iraniana, Hossein Salami ha affermato che la nomina di Yahya Sinwar come capo dell'ufficio politico di Hamas ha "profondamente preoccupato il criminale nemico sionista e i suoi svergognati sostenitori", ribadendo l'impegno dell’Iran a fornire sostegno ad Hamas e agli altri gruppi della "resistenza" contro Israele. Di concerto, anche il comandante in capo dell'Esercito iraniano, Abdolrahim Mousavi, ha accolto la nomina di Sinwar, definendola "una testimonianza che afferma la determinazione incrollabile del fronte di resistenza nel continuare la fiera eredità del martire Ismail Haniyeh". Mentre il Ministro della Difesa di Teheran, Mohammad Reza Ashtiani, ha detto che l'insediamento del nuovo leader di Hamas "riflette l'acuta intuizione e il dinamismo della resistenza palestinese".
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