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L’attentato a Fico riapre il capitolo degli assassini politici, parte importante della storia occidentale

Il rischio di violenza aleggia sotto la superficie anche nella campagna elettorale Usa, con figure come Trump e RFK Jr.

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Robert Fico, fonte: imagoeconomica

Sembra che Roberto Fico ce la farà. Così afferma il vicepremier Robert Kalinak, in base a quanto riferito dai medici che hanno operato a lungo il primo ministro slovacco dopo che è stato colpito da cinque proiettili sparati da un uomo di 71 anni, descritto dalla stampa come uno "scrittore pensionato", il quale avrebbe dichiarato di non condividere "le politiche di questo governo".

La storia del mondo è piena di attentati contro uomini di stato. Solo che erano decenni che non succedeva nei paesi occidentali. I più recenti episodi "vicini" erano l’assassinio del primo ministro serbo Đinđić nel 2003 e del primo ministro israeliano Rabin nel 1995. Nella vecchia Europa, per trovare casi simili occorre tornare agli anni Ottanta (Svezia e Portogallo), o agli anni di piombo in Italia, permettendoci di pensare di aver superato il tipo di violenza che avviene più regolarmente in aree come il Medio Oriente, l'Africa e l'America Latina.

Negli Stati Uniti, Ronald Reagan sopravvisse ad un attentato Ronald Reagan nel 1981, mentre l'ultimo presidente assassinato è stato John F. Kennedy nel 1963. Quel momento drammatico fu seguito dall'uccisione di altri personaggi importanti pochi anni dopo: Martin Luther King Jr., Malcolm X e Robert F. Kennedy, l'ultimo proprio mentre faceva campagna elettorale per la Casa Bianca.

Oggi il figlio di Robert Kennedy è tra i candidati per il voto di novembre. Ricorda regolarmente quanto fatto dal padre e dallo zio per sfidare l'establishment americano, soprattutto il tentativo di interrompere quello che JFK chiamava il "costante flusso di guerra" prodotto dalla CIA e dal complesso militare-industriale.

Il Kennedy di oggi non ha reali possibilità di vincere le elezioni, a causa della struttura del sistema elettorale americano, ma viene sicuramente visto come una spina nel fianco delle istituzioni. Finora, l'amministrazione Biden, tra l'altro, gli ha negato la protezione del Secret Service, l'agenzia di sicurezza USA deputata a proteggere i presidenti e gli aspiranti tali.

La decisione viene giustificata dal fatto che RFK Jr. non è considerato tra i candidati “maggiori”, cioè uno che ha realistiche possibilità di essere eletto. In effetti, il personaggio non ha lo status dei Kennedy passati, ma la storia della sua famiglia e il clima politico di oggi non ci permettono di stare del tutto tranquilli su questo fronte.

È più comune sentire parlare di violenza politica in relazione a Donald Trump. Ci sono state alcune manifestazioni violente durante il suo mandato, da quella a Charlottesville all’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Non pochi accusano Trump stesso di fomentare la violenza attraverso le sue dichiarazioni nei comizi e sui social.

Tuttavia, c’è un altro aspetto da considerare. L’anno scorso, mentre ero a Washington, ho parlato con una persona che lavora nell’ambito della consulenza militare. Discutendo le elezioni presidenziali in arrivo, mi ha detto che se Donald Trump dovesse davvero avvicinarsi alla Casa Bianca, non sarebbe impossibile che qualcuno nelle istituzioni pensi di eliminarlo fisicamente.

Diceva sul serio? Non si trattava di un funzionario pubblico di alto livello, quindi si potrebbe anche derubricare questa affermazione come una battuta infelice, un’esagerazione da parte di chi vuole vantarsi di fare parte di un certo ambiente. Ma se in quell’ambiente qualcuno pensa in questi termini, occorre stare ben attenti ai pericoli che potrebbero presentarsi. Ce lo dimostra il passato, e anche il presente.

di Andrew Spannaus

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