22 Marzo 2024
Von der Leyen, fonte: imagoeconomica
L'Ue alza il tiro e valuta di usare i 300 miliardi di euro di beni russi congelati per la ricostruzione di dell'Ucraina e, cosa più importante, per le armi. 300 miliardi, dei quali 210 in mano a Euroclear, società finanziaria belga che li custodisce per l’Unione Europea. Non si parla di ville e yacht degli oligarchi sotto sigilli, ma di veri e propri fondi che prima gli Usa, con con la segretaria al tesoro Janet Yellen, poi l'Unione Europea, stanno pensando di sbloccare per aiutare l'Ucraina. O meglio, per innescare l'escalation. C'è poi un'altra misura, che prevede di destinare a Kiev 3 miliardi dei proventi dei profitti russi: 15 miliardi fino al 2027.
Dall'Ue arriva una pericolosa idea, che potrebbe portare realmente l'Occidente nel caos. Prova ne è la replica della Russia: "Conseguenze molto serie per coloro che hanno preso tali decisioni e per coloro che le applicano", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
"Abbiamo sentito dichiarazioni da Bruxelles - ha aggiunto Peskov - che i proventi dai capitali non appartengono a nessuno. Questo non è vero, appartengono ai proprietari dei capitali, e pensare che non appartengono a nessuno è assurdo".
L'idea che si paventa nei corridoi di Bruxelles è quella di impiegare i profitti che queste attività fruttano per il sostegno militare e, in piccola parte, per aiuti per la ricostruzione.
C'è poi un'altra misura da tenere in considerazione, e della quale ha già parlato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: 3 miliardi dai proventi degli asset russi a Kiev, il cui trasferimento è già possibile "da luglio", se "saremo veloci a prendere le necessarie decisioni". È stato raggiunto un accordo tra i 27 leader su questo punto ed i fondi potranno essere usati per accontentare l'incontentabile Zelensky in equipaggiamenti militari.
Ci sono però due problemi da tenere banco. Il primo è che Mosca è già sul piede di guerra e valuta di portare in tribunale Euroclear, col rischio – secondo alcuni analisti – di metterla in crisi, eventualità che avrebbe ripercussioni globali vista l’enorme mole di attività che gestisce (37,6 trilioni di euro).
L'altro riguarda i timori della BCE, che si concentrano su un crollo dell'Euro ed un indebolimento della moneta unica, con inevitabili ripercussioni sull'economia continentale. Inoltre, gli investitori perderebbero la fiducia sull'Europa, come luogo sicuro nel quale depositare i soldi.
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