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Se la Russia è un Paese criminale, gli Stati Uniti cosa sono? Il nazista Navalny va rimpianto, mentre nessuno parla di Assange

In questi giorni, chi più chi meno, tutti in Italia si sbracciano per tirare acqua al proprio mulino sfruttando la morte di Navalny, ma non c'é nessuno che metta sul banco degli imputati l'America

21 Febbraio 2024

Se la Russia è un Paese criminale, gli Stati Uniti cosa sono? Il nazista Navalny va rimpianto, mentre nessuno parla di Assange

Il moralismo un tanto al chilo, come lo definiva Bettino Craxi, è una moda tipica del popolo italiano almeno dai tempi del fascismo, questo è innegabile.

Servi del padrone più grasso, tranne in rare occasioni di orgoglio, i nostri politici come i nostri giornalisti hanno sempre preferito strisciare che camminare a testa alta, così da non inciampare. Della lingua hanno fatto uno strumento di igiene rettale.

In pratica, la dignità sta agli italiani come l'eterosessualità a Bangkok.

Ciò premesso, con la morte di Navalny nelle ultime ore ne abbiamo lette e viste di ogni. Da un Calenda salito sul pulpito che, privo di argomenti politici, ha trovato finalmente un appiglio mediatico per far sentire la sua flebile voce, a un Salvini che ci presenta una Russia giusta e democratica

Non parliamo poi degli opinionisti televisivi: un'orchestra che intonava le ragioni della democrazia occidentale con la potenza della nona di Beethoven, accusando Putin di tutti i mali del mondo, incluse le Guerre Puniche, e rilanciando la solidità della nostra impeccabile democrazia, perché noi siamo i buoni, i giusti, i belli

Fin qui tutto nella norma, fa parte del teatrino grottesco del nostro stivale, niente di nuovo. 

Tranne che, in questo clima falso come una banconota da 30 euro, arriva la notizia che il CEO di Wikileaks, Assange, colpevole di avere detto semplicemente la verità e tenuto in carcere senza prove reali, rischia una condanna che va dai 167 anni di detenzione alla pena capitale

Questo dove? In Congo? In un Paese musulmano? In Cina? No. Nella culla della democrazia internazionale, gli Stati Uniti. 

Ecco, qui è il problema. Se da un lato abbiamo la morte sospetta di Navalny, un naziasta oppositore di Putin, dall'altro abbiamo un giornalista che si è limitato a fare il suo dovere, e per questo rischia la morte, ma non per cause da stabilire, bensì per volere pubblico di una Nazione. 

Tutto ciò nel totale silenzio assenso occidentale, un po' come quando in Ucraina è morto il giornalista americano Gonzalo Lira, arrestato e torturato dal Governo di Zelensky perché reo di avere detto una verità scomoda.

Quale dei due casi è più raccapricciante? Datevi una risposta. 

Di Aldo Luigi Mancusi

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