22 Novembre 2023
Fonte: Standford News
Oggi ricorrono i 60 anni dall’assassinio di John Fitzgerald Kennedy: i proiettili che il 22 novembre del 1963 uccisero a Dallas il 35esimo presidente degli Stati Uniti d’America colpirono al cuore la nazione e sconvolsero il mondo intero.
Dopo i 10 mesi di indagini sull’accaduto, la commissione governativa istituita per far luce sulla morte di Kennedy giunse alla conclusione che Lee Harvey Oswald, l’uomo che aveva sparato al presidente - e ucciso a sua volta due giorni dopo - era un individuo “disturbato” che aveva agito spinto dal “bisogno di guadagnarsi un posto nella storia”. Per questo l’omicidio non poteva in alcun modo essere l’esito di un complotto ordito da potenze straniere.
L'omicidio Kennedy è avvenuto a Dallas in Texas, alle 12,30, mentre il presidente era in visita ufficiale alla città. Il suo assassino, Oswald, fu prima arrestato con l'accusa di aver ucciso un poliziotto, e successivamente con quella di omicidio di Kennedy per "cospirazione conservatrice". Non ci fu mai la possibilità di processarlo, dato che due giorni dopo venne assassinato a sua volta nel seminterrato della stazione di polizia da Jack Ruby, proprietario di un night club con legami mafiosi. La sua motivazione fu quella di essere un grande patriota.
Anche se breve, la presidenza di JF Kennedy fu segnata da diversi eventi significativi della Storia moderna, come la guerra fredda, lo sbarco nella Baia dei Porci, la crisi dei missili di Cuba, la costruzione del muro di Berlino, la corsa allo spazio, gli antefatti della Guerra del Vietnam e l'affermarsi del Movimento per i diritti civili degli afroamericani. Il suo posizionamento politico a tali fatti attirò sicuramente su di lui gli occhi di molti.
Ma è andata davvero così? Nel corso di questi sessant’anni, diversi sono stati gli interrogativi sollevati sull’attentato e sulla reale identità dell’omicida. A ricercare la verità ancora oggi c'è il reporter investigativo Philip Shenon, che nel suo libro Anatomia di un assassinio ha analizzato i resoconti di quella Commissione, scoprendo una vicenda di insabbiamenti e depistaggi tra foto scomparse, lettere distrutte e testimoni messi a tacere.
Alcuni ritengono che Oswald fosse parte di una cospirazione più ampia, coinvolgendo organizzazioni segrete o nemici politici del presidente. Altri ipotizzano un coinvolgimento del governo stesso o addirittura di potenze straniere.
Anche i Kennedy cercarono un’altra verità. Per questo vollero una loro controinchiesta che, incredibilmente, fu sostenuta dal generale Charles De Gaulle e dai servizi segreti sovietici: ne nacque un dossier in forma di libro, intitolato The Plot, da cui emergeva, con nomi e cognomi, il quadro di una cospirazione ai danni del presidente americano. Pubblicato nel 1968 da una casa editrice presto scomparsa con sede in Liechtenstein, il libro uscì nello stesso anno anche in Italia su richiesta di un misterioso committente.
Oswald, secondo molti, non poteva aver agito da solo, come invece ha stabilito la commissione guidata dal giudice capo della Corte suprema, Earl Warren, nella sua lunga relazione stampata il 24 settembre 1964. Ad accendere i sospetti, fu l’omicidio dello stesso Oswald da parte di Ruby mentre era in custodia della polizia, ma anche il fatto che Oswald fosse comunista, una rarità assoluta nel Texas dominato dai democratici conservatori di quegli anni.
Ogni pezzo coinvolto nella presunta cospirazione avrebbe avuto interesse ad eliminare il presidente. I castristi cubani, perché aveva tentato di abbattere Fidel Castro nel 1961. La Cia, perché JFK sarebbe stato contrario a un’escalation militare in Vietnam. L’Fbi diretta da J. Edgar Hoover, contrario ad un ampliamento dei diritti civili. Infine, il Ku Klux Klan, che non vedeva di buon occhio lo smantellamento della segregazione razziale al Sud. Oltreché, naturalmente, la mafia, che non aveva apprezzato l’eccessivo attivismo del procuratore generale Bobby Kennedy, fratello del presidente.
Queste teorie cospirative hanno dato origine a un vasto panorama di narrativa popolare, da libri a film e documentari che continuano a alimentare l’immaginazione di chi è affascinato dal mistero. Nonostante gli sforzi per comprendere la verità dietro quel tragico evento, il mistero persiste, mantenendo viva l’attenzione e la curiosità delle generazioni presenti e future. Forse, il vero fascino di questo caso è la sua capacità di suscitare domande senza risposta, lasciando aperta la porta a un’infinità di possibilità e interpretazioni. E forse, sarà sempre così, lasciando l’omicidio di Kennedy come uno dei grandi misteri irrisolti della storia moderna.
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