Sabato, 06 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Javier Gerardo Milei, o del liberismo, il nuovo presidente dell'Argentina crede davvero che la dollarizzazione sia una buona cosa?

Crede davvero Javier Gerardo Milei che la dollarizzazione sia una buona cosa per la povera Argentina? Non ricorda che il motto del suo idolo Donald Trump era “America First”?

21 Novembre 2023

Argentina, Javier Milei è il nuovo Trump-Bolsonaro: "“Tra Stato e Mafia, meglio la Mafia"

Fonte: wikipedia

Sono stato contagiato dall’entusiasmo con cui l’amico italo argentino Marcello Marcolini ha accolto la storica vittoria di Javier Gerado Milei alle elezioni presidenziali argentine, a cui ha fatto quasi da contraltare l’articolo sul Corriere della Sera di Aldo Cazzullo. Naturalmente, tra il primo e il secondo (che detesto), io scelgo il primo: Marcello Marcolini abita in Argentina, non scrive trite e ritrite banalità sul turbo capitalismo, non piange (per l’ennesima volta, ormai i lacchè del PD fanno pena!) sulla sconfitta della sinistra ad opera del populismo.

Ciò nonostante, mi permetto di avanzare qualche dubbio sulla possibilità che il liberismo possa salvare l’Argentina dal suo ennesimo default.

Osservo come Javier Gerardo Milei – già da economista – avesse una bella biografia pubblicata sul sito del World Economic Forum di Klaus Schwab.

Apprendo che tra i primi provvedimenti che Milei ha promesso di varare vi è la chiusura della Banca Centrale Argentina e la conseguente “dollarizzazione” dell’economia.

Ora, se Aldo Cazzullo, nella sua beata ignoranza, è davvero convinto che l’Italia abbia evitato il default grazie all’Euro, io – e non sono solo ma in ottima compagnia, penso a gente come il Professor Valerio Malvezzi – penso l’esatto contrario.

E’ sotto gli occhi di tutti noi che l’impoverimento dell’Italia non ha alcuna causa endogena. E’ incominciato perché due sciagurati hanno creduto che un “vincolo esterno” avrebbe reso un po’ meno allegra la gestione delle finanze pubbliche. Dalla loro personale alleanza è nata la divisione tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia.

E se la Germania è l’unica vera potenza capace di condizionare la politica dell’Unione Europea (ma ancora per quanto? L’Unione Europea ormai è succube degli Stati Uniti!), lo dobbiamo al provincialismo e al complesso d’inferiorità di coloro che hanno deciso la separazione tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia (che fino a quel momento collocava il debito pubblico al riparo dalla speculazione internazionale), accettato un cambio Lira / Euro demenziale e, soprattutto, preso i titoli di Stato tedeschi come termine di riferimento per la fissazione del rendimento dei nostri, dando vita a quella mostruosità giuridica che è lo spread. Loro, i tedeschi - grazie a queste mosse servili e idiote di Beniamino Andreatta, Carlo Azeglio Ciampi, Romano Prodi, Mario Monti e Mario Draghi - hanno posto un gap incolmabile tra la loro e la nostra economia. Abbiamo giocato con un handicap, non c’è da stupirsi se oggi siamo in coda.

 

Del resto, noi Italiani abbiamo creduto di vivere in una nazione sovrana, mentre gli americani ci trattavano da colonia. Emblematico l’omicidio di Enrico Mattei (reo di tessere alleanze con le Nazioni non allineate in contrasto con gli interessi delle Sette Sorelle).

 

Crede davvero Javier Gerardo Milei che la dollarizzazione sia una buona cosa per la povera Argentina?

Non ricorda che il motto del suo idolo Donald Trump era “America First”?

Consegnando la Nazione nelle mani del liberismo (che significa dei fondi americani, primi fra tutti BlackRock, Vanguard e State Street, ma anche Kkr che ha appena acquistato la rete di TIM), Milei consentirà che uno Stato sovrano venda tutto il proprio patrimonio e diventi de facto una colonia non tanto degli Stati Uniti (lo è già), ma della finanza internazionale.

Con magno gaudio del World Economic Forum e dell’Aspen Institute.

Forse non esistevano alternative, la priorità era davvero sconfiggere il peronismo, come scrive il mio amico Marcello Marcolini da Bahia Blanca.

E forse anche noi, dall’altra parte dell’Atlantico, siamo spacciati proprio come i poveri fratelli argentini.

Perché il nostro vanto, il nostro avanzo primario, è andato a farsi benedire dopo l’aumento del deficit causato dal lock down e dalla guerra, proprio come scrissi tre anni e mezzo fa. Chi mi diede della Cassandra e gioì per la nomina di Mario Draghi era stupido allora e lo è più ancora oggi.

Oggi l’unica possibilità è ribaltare il sistema finanziario. Smettere di fare debito. Smettere di pagare  interessi sul debito più alti dei tedeschi (lo spread è una truffa, costruita ad arte per impoverirci). Interrogarsi sull’importanza della sovranità monetaria (o della sovranità tout court).

Javier Gerardo Milei ha davanti un compito impossibile, ma parte già col piede sbagliato, perché crede ancora nel liberismo. Ma il liberismo – lo si è visto – altro non è che il sistema economico in cui i tre fondi più importanti accumulano 23 trilioni di patrimonio gestito e noi poveri cristi un debito pro capite (in Italia) di circa 48.000 euro.

Tutto questo in una Nazione virtuosa e con una solida economia, costo dell’energia permettendo.

In conclusione, cari fratelli argentini, godetevi la festa. Temo che il risveglio sarà rapido e molto doloroso. Come ha profetizzato Klaus Schwab, “Non avrete niente, ma sarete felici”. Un ossimoro, almeno per me che sono un nichilista, consumista, post punk.

di Alfredo Tocchi, 21 novembre 2023

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x