20 Novembre 2023
Benjamin Netanyahu; fonte:Imagoeconomica
Mentre continua il genocidio a Gaza di civili palestinesi, sta tornando virale un discorso di Netanyahu dell'ottobre 2009, poi ripetuto nei concetti nel 2021 e, pare, dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, in cui il Primo Ministro Israeliano afferma: "Nessun processo per soldati e leader israeliani, nemmeno in caso di crimini di guerra". Parole che, ovviamente, non hanno mancato di sollevare numerose polemiche internazionali ogni volta che sono state espresse e che hanno continuato a rendere i rapporti tra Tel Aviv e le Nazioni Unite, in particolare la Commissione Diritti Umani, sempre più tesi.
Era l'ottobre del 2009, quando per la prima volta Netanyahu si esprimeva sulla possibilità che militari o leader israeliani (lui compreso, quindi), potessero essere sottoposti ad un processo internazionale con l'accusa di aver compiuto crimini di guerra. All'epoca l'Idf era impegnata in una breve ma dura repressione nella Striscia di Gaza a seguito del lancio di alcuni missili di Hamas pochi giorni prima sui territori dello Stato ebraico. Una repressione per la quale l'Onu aveva denunciato Tel Aviv di "aver intenzionalmente fatto dei civili palestinesi bersaglio della loro offensiva".
Il leader israeliano aveva quindi risposto: "Questo report distorto, scritto da un comitato di parte, mina il diritto di Israele a difendersi. Questo report incoraggia il terrorismo ed è una minaccia per la pace, ritraendo i leader ed i militari israeliani come criminali di guerra. La verità è esattamente l'opposto: i capi di Israele e le sue forze armate sono coloro che difendono i civili israeliani dai veri criminali di guerra. Non permetteremo che Ehud Olmert, Tzipi Livni e Ehud Barak (ministri israeliani direttamente citati dall'Onu quali principali artefici delle operazioni nella Striscia, ndr) arrivino alla corte internazionale dell'Aja".
Nel 2021, poi, un nuovo capitolo. Alla notizia che la Corte Internazionale avesse deciso di aprire formalmente un'inchiesta sui presunti crimini di guerra israeliani contro la popolazione civile palestinese, infatti, così Netnayahu aveva commentato, durante un'intervista a Fox News: "Questa indagine è oltraggiosa, e la combatterò in ogni sede". Si arriva quindi al 2023, ed all'attacco di Hamas del 7 ottobre. La risposta israeliana nella Striscia, secondo molti osservatori internazionali più simile ad un genocidio che ad un'operazione militare, ha nel giro di poche settimane fatto richiedere da parte di diverse cancellerie (le ultime in ordine di tempo sono quella del Sud Africa, della Colombia, della Bolivia e del Bangladesh) l'avvio di una nuova inchiesta per crimini di guerra ai danni di Tel Aviv. Proposte che non sembrerebbero per il momento incontrare la preoccupazione del Primo Ministro israeliano, anzi apparentemente concentrato nella prosecuzione della propria attuale linea, tanto nei confronti del conflitto quanto dei rapporti con le Nazioni Unite.
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