29 Ottobre 2023
Continuano i bombardamenti di Israele sulla Striscia di Gaza ed Hamas apre ad uno scambio di prigionieri con Tel Aviv che, tuttavia, derubrica la proposta a "terrorismo psicologico". Intanto, nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre il Ministero della Sanità palestinese ha aggiornato i dati sui morti confermati tra i civili della Striscia, dopo oltre tre settimane di raid saliti ormai ad almeno 8000. "Tra questi, anche molti bambini", recita la nota diffusa da Gaza. Situazione sempre più incandescente anche in Cisgiordania, il territorio palestinese al confine con la Giordania, a sua volta sempre più oggetto di raid da parte di Tel Aviv. Secondo fonti locali, nelle ultime ore l'Idf sarebbe penetrata nei pressi della città di Jenin, a Tammun e nel campo profughi di Askar, abbattendo le barriere al confine con i territori dello Stato ebraico con decine di bulldozer.
Ad annunciare l'apertura da parte palestinese è Yahya Sinwar, leader di Hamas nella città di Gaza, dettosi favorevole ad uno scambio di prigionieri con Israele: "Siamo pronti a un accordo immediato per rilasciare tutti gli ostaggi in cambio di tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane". Secondo le ultime stime, sarebbero circa 230 gli ostaggi catturati durante il raid del 7 ottobre da parte delle milizie islamiche (tra questi anche diverse decine di stranieri) e tutt'ora prigionieri nei tunnel che corrono sotto la Striscia. Numeri molto più vaghi, invece, quelli relativi ai detenuti palestinesi nelle carceri dello Stato ebraico, con stime, elaborate da numerose organizzazioni no profit per la tutela dei diritti umani, oscillanti tra i 5mila ed i 10mila individui.
Da parte di Tel Aviv, in ogni caso, arriva pochi minuti dopo le parole di Sinwar una chiusura netta alla proposta. A rispondere, negativamente, al leader di Hamas è il portavoce dell'Idf Daniel Hagari: "Le proposte di scambio di prigionieri sono una forma di terrorismo psicologico, concepito per disseminare pressione e terrore nelle famiglie degli ostaggi". Hagari ha quindi aggiunto: "Sinwar non è in condizione di divulgare comunicati".
Procedono nel frattempo le operazione di bombardamento da parte di Israele sulla Striscia, sempre più spesso coadiuvate da veloci blitz terrestri periferici. Il Ministero della Sanità palestinese ha annunciato che il numero di morti accertati tra i civili sarebbe ormai salito ad almeno 8000 individui, mentre altre fonti israeliane parlano di un crescente numero di scontri anche in Cisgiordania, territorio palestinese ad est di Israele, sui confini giordani.
Nelle ultime ore Tel Aviv avrebbe lanciato alcuni raid terrestri nell'area della città cisgiordana di Jenin, a Tammun e nei pressi del campo profughi di Askar, abbattendo le recinzioni di confine "con decine di bulldozer". Proprio in quest'area starebbe da giorni montando la tensione, con i servizi di sicurezza di Abu Mazen (teoricamente principale autorità palestinese ma nei fatti da tempo scalzato da Hamas) sempre più in difficolta a contenere quella che i media locali chiamano "la collera dei palestinesi cisgiordani contro lo Stato ebraico".
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