27 Ottobre 2023
Lindsey Graham, fonte: YouTube @Al Jazeera English
Il controverso generale Wesley Clark, già “Comandante supremo delle potenze alleate in Europa” (NATO), protagonista delle guerre nella ex Jugoslavia e candidato alle primarie del Partito Democratico nel 2004 per la Presidenza degli Stati Uniti (primarie vinte da John Kerry, che poi fu sconfitto da George W. Bush), ha raccontato alla CNN che il 12 settembre 2001 era andato al Pentagono per commentare gli attentati del giorno prima con gli ex colleghi; qui un generale gli confidò che il Segretario della Difesa Donald Rumsfeld aveva predisposto un piano di intervento militare in sette Nazioni islamiche in cinque anni: Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e infine Iran. Potete ascoltarlo voi stessi: (https://www.youtube.com/watch?v=jWxKn-1S8ts).
In effetti, durante i due mandati presidenziali di George W. Bush (2001 – 2009), si consolidò la politica estera degli straussiani che continua tuttora. La «guerra al terrore», scattata dopo l’11 settembre 2001, fornì il pretesto per interventi militari americani diretti o indiretti in cinque delle sette Nazioni islamiche (e in Afganistan). Per ora, manca l’IRAN. In poco tempo, si diffuse l’immagine “dei neoconservatori come setta di allievi di Strauss che abitano le stanze del potere di Washington” (Limes). Su tutti spicca Paul Wolfowitz, all’epoca Vice del Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, al punto che la linea di politica estera americana venne definita “dottrina Wolfowitz”.
Il New York Times arrivò a coniare il termine «Leo-cons» per sottolineare l’influenza della filosofia di Leo Strauss su Paul Wolfowitz e Donald Rumsfeld. Apparvero molti articoli sulla stampa americana e internazionale, tra i quali: sulla Süddeutsche Zeitung («Partito di Zeus – La combriccola: l’influenza degli straussiani nella politica Usa»); su Esprit («Leo Strauss è un neoconservatore? La prova dei testi»); su Harper’s Magazine («Ignobili bugiardi: Leo Strauss, George Bush e la filosofia dell’inganno di massa») (Limes).
Taglio, traduco e incollo un articolo del New York Times del 19 settembre 2003 (duemila tre) di Adam Nagourney (https://www.nytimes.com/2003/09/19/us/clark-says-he-would-have-voted-for-war.html)
“Il generale Wesley K. Clark ha detto oggi che avrebbe sostenuto la risoluzione del Congresso che autorizzava gli Stati Uniti a invadere l'Iraq, anche se si è presentato come uno dei critici più aspri dello sforzo bellico nella corsa presidenziale democratica.
Il generale Clark ha anche detto in un'intervista che probabilmente si opporrebbe alla richiesta del presidente Bush di 87 miliardi di dollari per finanziare lo sforzo bellico in Iraq, anche se ha detto che potrebbe vedere circostanze in cui potrebbe sostenere l'invio di ancora più soldi nel paese”.
Oggi, a distanza ventidue anni, negli Stati Uniti si parla apertamente della necessità di una guerra contro l’IRAN. Gli attacchi di Hamas e le notizie giunte dai media mainstream (vere o false, ma comunque sempre mistificatorie) hanno preparato l’opinione pubblica. L’occasione (come fu per l’11 settembre 2001), è irripetibile.
C’è un cattivo (il mondo musulmano) e un buono (Israele). Gli Stati Uniti – come teorizzò Leo Strauss – hanno il diritto di intervenire ovunque siano minacciati i lori interessi (la Federazione Russa no, ovviamente).
Così, conversando amabilmente con l’intervistatrice della NBC, un Senatore Repubblicano (Lindsey Graham del South Carolina) minaccia apertamente l’IRAN: “If you escalate the war, we’re coming for you”.
Non importa se in questo momento un attacco all’IRAN potrebbe dare inizio alla Terza Guerra Mondiale. L’IRAN verrà “gettato fuori dal commercio di petrolio”.
L’Impero americano ha gettato la maschera. L’intervento militare ha causato migliaia di morti e la distruzione di cinque delle sette Nazioni islamiche target. La guerra all’IRAN potrebbe avere quale conseguenza l’intervento nel conflitto di potenze nucleari.
Visti i risultati in Afganistan e in Ucraina, non credo che andrà tutto bene.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia, 26 ottobre 2023
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