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Ucraina, dopo il Pentagono anche il Regno Unito: "Finite le armi per Kiev, abbiamo dato tutto"

Il Regno Unito vacilla sugli equipaggiamenti da fornire all’Ucraina necessari al potenziamento di Kiev contro il fronte russo

03 Ottobre 2023

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Dopo il Pentagono, fonti militari riferiscono le difficoltà del Regno Unito, tra i Paesi pro-Ucraina più solidi, nel rifornire Kiev: esaurito l’equipaggiamento militare da dare in dotazione a Zelensky, che già oggi si è visto sbattere le porte in faccia dal Pentagono. A riferirlo una fonte militare al Telegraph.

Ucraina, dopo il Pentagono anche il Regno Unito: "Finite le armi per Kiev, abbiamo dato tutto"

Il quotidiano britannico riporta l’informazione di un arresto dei rifornimenti inglesi a Kiev, una notizia che giunge dopo le dimissioni del segretario alla difesa Ben Wallace, il quale appunto prima di dimettersi avrebbe fatto richiesta a Rishi Sunak, il primo ministro, di ulteriori 2,8 miliardi di sterline da destinare all’appoggio di Londra all’Ucraina contro la Russia.

Ad oggi la parte inglese si dice depauperata, in quanto dall’inizio del conflitto l’Inghilterra avrebbe inviato a sostegno di Kiev: missili da crociera Storm Shadow, migliaia di mezzi corazzati e armi anticarro, sistemi missilistici a lancio multiplo M270, 14 carri armati Challenger 2.

Abbiamo dato tutto quello che potevamo permetterci di concedere”, ha dichiarato la fonte del giornale britannico. “Continueremo a rifornirci di attrezzature per l'Ucraina, ma ora ha bisogno di equipaggiamento come mezzi di difesa aerea e munizioni per l'artiglieria e noi li abbiamo finito”.

Stop ai carri armati inglesi all'Ucraina

L’alto ufficiale, nel dettaglio, sosterrebbe lo stop alla cessione di altri carri armati: “Ne abbiamo bisogno per aggiornarli e farli diventare Challenger 3. Ogni carro armato che diamo via è un carro armato in meno che abbiamo”.

Tuttavia rimane coeso il fronte pro - Kiev e il primo ministro Sunak con le sue dichiarazioni intende rasserenare gli animi sull’impegno del Regno Unito: “Vedrete che continueremo a fornire un aiuto sostanziale”. Tradotto: ancora nessun 'cessate il fuoco'. Già la Polonia aveva aperto il fronte del 'no' alle armi a Kiev, dopo le tensioni sul grano. E adesso probabilmente si aggiungerà la Slovacchia del neo eletto e filorusso presidente Robert Fico, il quale già nel corso della campagna elettorale dichiarava che “non avrebbe inviato un altro proiettile in Ucraina”.

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