26 Settembre 2023
Nord Stream, fonte Twitter: @WarMonitors
SCRITTI BELLICI
Un anno fa (il 26 settembre 2022), ignoti terroristi facevano esplodere il gasdotto Nord Stream. Non è stata la prima, ma è stata tra le più sfacciate porcate compiute dal “poliziotto del mondo”. Un atto di terrorismo internazionale a danno di una Nazione alleata, la Germania. Un atto finalizzato a indebolire l’Unione Europea, costringendola a rifornirsi di gas liquido negli Stati Uniti.
Seymour Hersh ha indicato già nel febbraio i responsabili: “Il Diving and Salvage Center della Marina degli Stati Uniti, situato a Panama City, 70 miglia a sud del confine con l'Alabama”.
Naturalmente, l’indagine non ha ancora rivelato chi siano i colpevoli. La nostra è un’epoca molto triste: i peggiori crimini restano impuniti. Tuttavia, la sfacciataggine del “poliziotto del mondo” è sotto gli occhi di tutti. La nostra età dell’innocenza è finita per sempre.
Del resto – in tempi di cancel culture - la storia varia a seconda di chi la scrive. Oggi è tornato di moda il nazismo, con tutto il suo patrimonio di eugenetica e superomismo. Il Parlamento canadese ha tributato una standing ovation a un novantottenne nazista ucraino, ex combattente nella famigerata 14 Waffen-Grenadier-Division der SS Galizische Nr. 1. Il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal denunciò ben 217 ufficiali di tale divisione come criminali di guerra: ora (almeno per il Parlamento canadese), si trattava di una divisione di eroi.
Qualcosa è cambiato, temo per sempre, nei rapporti tra gli Stati Uniti e il resto del mondo. Oggi, la Cina si candida a leader di un fronte alternativo all’egemonia americana, aderendo alla teoria del mondo multipolare del filosofo russo Aleksander Dugin (Teoria del mondo multipolare (Ed. AGA). I BRICS (Brasile, Federazione Russa, India, Cina e Sud Africa) stringono alleanze significative con altri Paesi, come l’Arabia Saudita.
Mentre tutti i leader delle grandi Nazioni Occidentali sostengono incondizionatamente la politica estera americana con l’invio di armi all’Ucraina, l’applicazione delle sanzioni alla Federazione Russa, l’adesione all’Agenda 2030 e il recepimento di woke culture, cancel culture e gender culture, qualcuno – anche qui nella penisola – sta aprendo gli occhi: gli Stati Uniti hanno gettato la maschera: nulla sarà più come prima nei rapporti internazionali e soltanto il sostegno incondizionato dei media impedisce la formazione di un movimento antiamericano.
Dopo le due guerre mondiali, noi italiani abbiamo sempre guardato agli americani come ai bravi ragazzi che avevano liberato l’Europa dai totalitarismi. Eravamo una colonia, poco più di una pittoresca base militare al centro del Mediterraneo, ma eravamo felici di esserlo. Le voci di dissenso, naturalmente, esistevano. Il Partito Comunista Italiano vedeva nell’URSS vincitrice della Seconda Guerra Mondiale (La Grande Guerra Patriottica, come la chiamano i russi) il modello al quale ispirarsi.
Via via, da Walter Veltroni in avanti (fino a quel patetico personaggio che è stato l’oggi osannato Giorgio Napolitano), il PCI ha abbandonato il marxismo (sconfitto dalla Storia, ma sarà poi vero?) per trovare nei Kennedy, nei Clinton e negli Obama i propri modelli ideologici. Oggi la Schlein non muove una sola critica all’Amministrazione di Biden, nemmeno quando Victoria Nuland auspica la riconquista militare della Crimea (che è popolata al 90% da russofoni e ha deciso con un referendum di aderire alla Federazione Russa). Del resto, il PD negli ultimi tre anni ha diretto o appoggiato le politiche più liberticide nella Storia recente dell’Occidente e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (uomo di partito già responsabile in qualità di Ministro della Difesa del bombardamento di Belgrado) le ha avallate.
Ma il punto è un altro, molto più grave. Molti di noi – soprattutto quelli come il sottoscritto educati in Nord America (nel mio caso in Canada) – sono oggi certi che non soltanto l’Italia è una colonia, ma che gli americani non sono più i bravi ragazzi – magari un po’ ingenui ma in fondo animati da buoni sentimenti - che abbiamo conosciuto nelle loro università, ma cinici bastardi che dovendo scegliere tra i propri interessi geopolitici ed economici e i nostri, non esitano un istante a mandare a morire 500.000 ucraini, compiere un atto di terrorismo internazionale contro il Nord Stream, fare pagare a noi europei i costi delle loro crisi finanziarie.
C’è stato un tempo in cui davvero eravamo filoamericani. Nel proprio discorso d’insediamento (giudicato il secondo miglior discorso americano, dopo il celebre “I have a dream” di Martin Luther King), John Fitzgerald Kennedy pronunziò queste parole: “Per quelle nazioni che vorrebbero far di se stesse il nostro avversario, offriamo non una promessa, ma una richiesta: che entrambe le parti ricomincino a ricercare la pace, prima che gli oscuri poteri di distruzione scatenati dalla scienza fagocitino tutta l'umanità in una accidentale o pianificata auto-distruzione. Noi non osiamo tentarli con la debolezza. Perché soltanto quando le nostre braccia sono indubitabilmente sicure a sufficienza possiamo essere sicuri oltre ogni dubbio che non potranno mai essere impiegate. (omissis). Non dobbiamo mai negoziare per paura, ma non dobbiamo mai aver paura di negoziare”.
Come si poteva non essere filoamericani? Sedici anni soltanto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, i cittadini del mondo ricordavano bene cosa significasse una guerra. Oggi, non mi è più neppure possibile immaginare un Presidente americano pronunziare parole simili. Parla Victoria Nuland.
I “poliziotti del mondo”, paladini della democrazia, fanno unicamente gli interessi americani, crepino tutti quelli che non condividono la linea politica americana.
E’ un cambiamento epocale, irreversibile. Potrebbe spaccare l’Unione Europea. Potrebbe portare a una guerra in Italia. Perché noi non abbiamo mai avuto il diritto di essere antiamericani. Non si illudano i nostri politici. Ogni tentativo è finito molto male. Noi Italiani abbiamo creduto di vivere in una nazione sovrana, mentre gli americani ci trattavano da colonia. Emblematico l’omicidio di Enrico Mattei (reo di tessere alleanze con le Nazioni non allineate in contrasto con gli interessi delle Sette Sorelle).
Lucidissima l’analisi di Aldo Moro: “Questo modo di essere dell'Europa, strettamente legata all'America e da essa condizionata, non varia con il mutare, in generale, degli assetti interni dei vari Paesi, come si riscontra nella fiducia parimenti accordata a governi laburisti e conservatori in Inghilterra come a governi socialdemocratici o democristiani in Germania Occidentale. Anzi qualche volta maggior favore è andato alle formule socialdemocratiche nell'affermarsi di un'idea logica di fondo produttivistica e tecnocratica Mittel-europea. È noto come questo indirizzo e questo spirito siano coltivati da libere organizzazioni paragovernative come la nota Trilateral”. *
Oggi il potere americano è sfacciato, violento e illegale. Utilizza il terrorismo, gli attentati, l’eliminazione fisica dei propri avversari. Mistifica, mente, protegge i criminali. Siano essi i terroristi o i miserabili di Big Pharma. E noi tolleriamo, governati da una persona che dalla Garbatella è giunta all’Aspen Institute, introdotta da Giulio Tremonti.
Eppure, vi è un motivo di speranza: oggi sappiamo di essere una colonia e – se decideremo a maggioranza, mediante “libere” elezioni democratiche, di continuare a esserlo – sarà almeno una scelta consapevole.
di Alfredo Tocchi. Il Giornale d’Italia, 26 settembre 2023
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