Uno legge i resoconti della strana e in apparenza strampalata visita di Bergoglio in Mongolia, paese minuscolo nel globalismo cattolico sempre meno globale, un papa come un gruppo post punk, come i CSI di Lindo Ferretti, l'asceta appenninico, alla scoperta di Ulan Bator negli anni '90, e più legge e meno capisce: c'è andato a garantirsi un voto in conclave per il successore, che ha individuato nel cardinale Zuppi, quello che ricorda il professor d'Orsi, non solo nel ciuffo, nel faccino da Pierino, contorto comunista? C'è andato come a cavallo dei due imperi comunisti, uno in effetti, la Cina, la Russia più velleità che altro? E manda messaggi dei suoi cioè strampalati, apparentemente, come quello al popolo cinese che dovrebbe essere fatto di "buoni cristiani e buoni cittadini". Due cose che più in contraddizione non potrebbero essere.
Ma Bergoglio è uomo e papa di aporie: mite e incazzoso, paziente ma insofferente, sensibile alla vita ma non quella degli animali, che non calcola nell' economia del creato. Ideologico? Moltissimo, ma con scarti improvvisi, oscillazioni che spiazzano, che gettano nel panico la macchina pubblicitaria della Santa Sede. Per anni invita a pregare per la cara Ucraina, una ossessione, guerre, invasioni in tutto il mondo ma per lui c'è solo la cara Ucraina, ma chi ha da quelle parti? Figli? Nipoti? Poi, un giorno, come niente se ne esce con l'elogio dello zarismo, della Grande Madre Russia, roba che patriarca Kirill scansate proprio, e non può non pensare che così fa un casino, innesca una crisi diplomatica. Salvo uscirsene il giorno dopo, su un aereo dove questo papà spericolato dà spesso il meglio: mica parlavo dell'imperialismo russo.
Precisazioni incredibili, impensabili in un pontefice. Ma Francesco è questo e non sai mai se il suo dire sia schietto o spericolato, trasparente o allusivo. Quando abbraccia bambini poveri, rovinati dalla vita e dalla natura lo fa con una tenerezza inaudita, ma gli scappa un ringhio, in ceffone, a suo modo sacrosanto, ma non da papa, sulla mano di una idiota che lo strattona per un selfie.
Che c'è andato a fare in Mongolia, dove i cristiani li scovi col lanternino, un papa che si ritrova le chiese deserte, che va in Portogallo a dire alla gioventù fanatica di lottare, non spiega contro cosa ma intende chiarissimamente il capitalismo e li invita a credere in Greta? Ci va a fare diplomazia, scende in campo neutro - neutro si fa per dire, è più un campo circondato la Mongolia - perché tutti capiscano, anche se cosa non si capisce.
Papa disperante, incomprensibile, anche velleitario. Doveva riformare la Chiesa, ha fatto colonialismo, ha piazzato quanti più fedelissimi possibile, ha organizzato per tempo un conclave che si fa sempre più vicino: "Il papa è stanco, viaggiare è sempre più difficile, magari i prossimi li farà Giovanni XXIV". Altra uscita da decifrare, e poi magari sotto non c'è niente, un nome che gli è venuto così, perché gli piaceva, perché gli suonava. Oppure no, voleva alludere al successore di Roncalli, che ai tempi della crisi di Cuba, dei missili, scongiurò, così dicono la leggenda e la storia, la terza guerra mondiale e aprì molti spiragli con l'Oriente, con la Cina stessa.
È questo che vuole? Un successore simile a lui lungo la via della seta? Porsi lui stesso come messaggero di pace, archetipo da seguire? Sì, ma quale pace? La spedizione di Zuppi nella cara Ucraina è stata un buco, ha irritato gli ucraini che non accettano discussioni con nessuno, non immaginano pace diversa da un trionfo guerresco, per loro esiste solo il nazionalismo da "fino all'ultimo uomo", che si può anche capire ma non al prezzo di farlo pagare al mondo.
Il punto fermo, non discutibile, è il seguente: sono tempi di imperi contrapposti e entrambi in crisi, quello americano occidentale e il cinese che frena, si confronta con le sue bolle e i suoi imperialismi. Come sempre? Sì, più o meno, ma sono i pontefici, le figure carismatiche ad essere diverse. Bergoglio è adeguato ai tempi? Alludendo alle due potenze totalitarie, Cina e Russia, ha regalato un'altra battuta, questa arguta: "A volte ci vuole anche senso dell'umorismo".
La Chiesa, come può, a seconda degli uomini che ha, fa il possibile per mediare, per porsi come potenza tra potenze e potenza improntata alla pace, al dialogo, al ragionamento. Ma c'è un problema che a sua volta si morde la coda. Perdendo peso, numerico e di autorevolezza, nel mondo, la Chiesa cattolica fatica a farsi riconoscere come autorità ultima. Oggi forse anche un Giovanni XXIII avrebbe poche chance di fronte a personaggi autoritari, o democratici alla Biden, per non dire dei Trump, il cui livello è assai modesto e la cui sensibilità politica quasi assente. Non sono statisti, sono meri affaristi e influencer di potere globale. Sono per lo più irresponsabili. Bergoglio, da parte sua, lascerà una figura a lungo da interpretare, da capire, ma certo non all'altezza dei predecessori ultimi. Sì, i tempi sono brutti, tragicomici a volte, ci vuole senso dell'umorismo, ma non è detto che basti.
di Max Del Papa