01 Agosto 2023
Aung San Suu Kyi, fonte: Wikinotizie
Ci sono novità importanti per quanto riguarda la situazione politica del Myanmar, e riguardano l'ex primo ministro e Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi: quest'ultima infatti ha ricevuto una grazia parziale dalla giunta militare, al potere nel Paese da due anni, dopo aver estromesso dalla carica proprio Aung. Tuttavia la motivazione sarebbe unicamente di natura religiosa: infatti la riduzione della pena è arrivata come "dono" in occasione della Quaresima buddista, la principale festa del Paese (a maggioranza buddista appunto), ed insieme a lei sono stati parzialmente condonati altri 7000 prigionieri.
Aung, 78 anni, era stata condannata dal regime militare de facto al carcere a vita, dopo essere stata sottoposta ad una lunga serie di processi molto contestati dagli osservatori internazionali, subito dopo il golpe del 2021: le condanne a suo carico erano ben 19, ma grazie a questa parziale amnistia, sono state ridotte a 14. Non si sa però per quanto tempo potrebbe ancora rimanere in carcere, ma già pochi giorni fa, il 28 luglio, le era stato concesso di lasciare l'isolamento carcerario, venendo trasferita in un edificio governativo di Naypyidaw, la capitale del Paese, dopo aver passato più di un anno senza neanche la possibilità di farsi rivedere in pubblico. Le sue condizioni di salute, vista anche l'età avanzata, risultano un mistero, anche se il regime ha sempre negato le voci di una sua presunta malattia: inoltre qualche settimana prima era stata visitata in carcere dal Ministro degli Esteri della Thailandia, che aveva riferito ai media locali e internazionali che la salute dell'ex Primo Ministro fosse buona.
Il Myanmar resta comunque un Paese instabile sotto tutti gli aspetti sociali e politici: infatti nella zona settentrionale è in corso una guerra civile tra l'esercito e i gruppi armati delle "Forze di difesa del popolo", con i raid aerei delle forze del regime che hanno causato migliaia di morti civili dall'inizio del golpe ad oggi. A causa dei continui bombardamenti indiscriminati contro molti villaggi, giustificati dalla dittatura militare per scovare i ribelli nascosti nelle zone, il numero degli sfollati continua vertiginosamente ad aumentare, e secondo le stime dell'Onu avrebbero ormai superato il milione. Oltre a ciò anche l'economia del Paese del sud-est asiatico è in caduta libera, con un' inflazione fuori controllo e una povertà sempre più in aumento: ciononostante, malgrado la sempre più scarsa popolarità presso la popolazione, il regime gode di ottimi rapporti con Potenze economiche e politiche come Russia e Cina, che stanno permettendo ai militari di mitigare l'effetto delle sanzioni internazionali, che si stanno rivelando sempre meno efficaci.
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