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Russia, armi nucleari di Mosca dispiegate in Bielorussia. Stravolta la geopolitica dell'Europa Orientale

Mosca dispiega in Bielorussia testate nucleari. Questa è la prima volta che ordigni atomici russi escono dai confini della Federazione dai tempi dell'Unione Sovietica

14 Giugno 2023

Russia, armi nucleari di Mosca dispiegate in Bielorussia. Stravolta la geopolitica dell'Europa Orientale

Missili Yars, fonte: Twitter @kardinal691

La Bielorussia ha ricevuto il primo stock di testate nucleari promesso da Mosca nei mesi scorsi. Ad annunciarlo, il presidente Lukashenko. Nonostante gli ordigni saranno gestiti principalmente dalle forze armate russe, il semplice dispiegamento di tali armi sul proprio territorio fa di Minsk una nazione dal completamente rinnovato impatto geopolitico su tutta la regione dell’Europa Orientale, e non solo.

La Bielorussia ha ricevuto le armi nucleari russe promesse da Mosca

Il Presidente bielorusso Alexandr Lukashenko ha annunciato durante un’intervista con la televisione russa Rossiya-1 l’arrivo delle testate nucleari promesse negli ultimi mesi da Mosca. La notizia è stata subito ripresa anche dall’agenzia di stampa Belta. Altissima la tensione da parte delle cancellerie occidentali per quello che è a tutti gli effetti il primo dispiegamento di armi atomiche russe all’infuori dei propri confini dai tempi del crollo sovietico. Secondo quanto riferisce lo stesso Lukashenko durante l’intervista l’iniziativa non sarebbe stata imposta dal Cremlino, ma sarebbe stata la stessa Minsk ad insistere per il dispiegamento delle armi sul proprio territorio. Armi, sottolinea, che erano già presenti in Bielorussia prima della fine dell’Urss: “Non appena tutte le armi verranno consegnate, verranno distribuite in tutta la Bielorussia. Abbiamo questi depositi: ne abbiamo già ripristinati cinque o sei e ripristineremo altri”.

Quella del Presidente bielorusso, è lui stesso ad ammetterlo indirettamente, è una mossa atta a rafforzare la tenuta delle istituzioni del Paese contro le pressioni occidentali: “Siamo sempre stati il ​​bersaglio. Volevano farci a pezzi dal 2020. Nessuno ha ancora combattuto contro un paese che possiede armi nucleari”. Lukashenko si mostra, durante la breve intervista, molto tranquillo nei confronti della possibilità di utilizzare i micidiali ordigni, alcuni dei quali fino a tre volte più potenti delle bombe che hanno spazzato via Hiroshima e Nagasaki. I razzi in realtà, non saranno nella disponibilità delle forze armate di Minsk. Non direttamente, almeno. Restano infatti proprietà russa, e continua ad essere la Russia il regista del loro utilizzo.

Nonostante ciò, quanto avvenuto rappresenta comunque un importante cambio di paradigma nel futuro approccio che i Paesi occidentali dovranno tenere nei confronti di quello che viene da anni considerato il fratello minore Mosca. Anche se non sue, anche se non gestite direttamente da lei, la Bielorussia è diventata all’improvviso una nazione in grado di imporre un deterrente nucleare sui suoi avversari, privilegio che pochi Paesi nel modo oggi vantano. Privilegio, ancora, che non può mancare di avere forti ripercussioni sulla geopolitica dell’Europa Orientale.

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