09 Maggio 2023
Gavin Newsom; Fonte: Getty Images
In California una task force approvata dal governatore democratico Gavin Newsom propone di pagare 640 miliardi di dollari ai cittadini afro-discendenti dello Stato come riparazione per la schiavitù. Se la proposta dovesse essere approvata anche dall’assemblea legislativa, attenderebbe solo la firma di Newsom per diventare legge. La cosa non potrà succedere, perché la cifra necessaria è più del doppio del budget californiano, ed ora il governatore rischia di trovarsi schiacciato tra le proprie promesse e la propria base elettorale.
Il governatore democratico della California Gavin Newsom è nella bufera negli Stati Uniti a causa della proposta, della sua stessa amministrazione, di fornire riparazioni economiche a tutti i cittadini californiani afro-discendenti a causa della schiavitù dei loro antenati più di 150 anni fa. Newsom, infatti, nel 2020 aveva autorizzato la creazione di una task force statale per il calcolo dell’ammontare delle ipotetiche riparazioni. Dopo più di due anni, i lavori della task force si sono conclusi e sabato, ad un meeting pubblico nella città di Oakland, sono state rese note le decisioni prese, non vincolanti per lo stato, ma fin dall’inizio dello studio appoggiate dal governatore.
Al momento, il democratico si è barricato dietro ad un muro di silenzio, perché la task force ha approvato un pacchetto di norme che, se dovessero realmente essere approvate - cosa che appare senza ombra di dubbio impensabile – manderebbero in fallimento quello che è attualmente lo stato trainante dell’economia statunitense. Le direttive della Task Force, infatti, parlano di riparazioni variabili tra i 360 mila e l’1,8 milioni di dollari. Per ogni singolo afroamericano della California. Il costo totale del programma si aggirerebbe attorno ai 640 miliardi di dollari, molto più del doppio del budget con cui lo Stato deve anche coprire tutti i suoi servizi.
La proposta dovrà ora passare per l’assemblea legislativa della California. Se dovesse essere approvata, approderà infine sulla scrivania del governatore, attendendo la firma che la trasformi in legge. Sono in molti a ritenere che quest’idea non faccia dormire la notte Newsom. Il democratico è infatti largamente appoggiato dalla popolazione di colore dello Stato, che gli ha, di fatto, permesso la vittoria alle elezioni per la carica. Quella stessa popolazione, tuttavia, appoggia in larghissima misura le riparazioni e vede nel governatore il proprio alfiere in grado di procurarle.
L’alfiere in questione è però anche un amministratore consapevole di quelle che sono le possibilità economiche del suo stato, e che è in grado di comprendere che, se l’assemblea legislativa, su cui non ha autorità, dovesse approvare la proposta, qualcosa dovrà crollare: la sua carriera politica, o la California.
Non mancano i commenti aspri del partito repubblicano locale, che da anni accusa quella che chiamano la “follia woke” di non avere limiti e freni e di scontrarsi costantemente contro la realtà dei fatti come se niente fosse. “La schiavitù non è mai stata legale in California – commenta il deputato repubblicano Bill Essayli – una cosa di cui il nostro Stato deve andare molto orgoglioso. Quando la commissione delle riparazioni del governatore raccomanda di spendere miliardi di dollari dei contribuenti, manda un messaggio sbagliato. Il messaggio che chi paga le tasse sia in debito verso terzi per crimini con i quali nessuna delle parti coinvolte a niente a che fare”.
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