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Ucraina, Stati Uniti gettano la maschera: nulla sarà più come prima nei rapporti internazionali

Abbiamo imparato a nostre spese di essere una colonia, nulla di più che una base al centro del Mediterraneo

13 Marzo 2023

Ucraina, Stati Uniti gettano la maschera: nulla sarà più come prima nei rapporti internazionali

Qualcosa è cambiato, temo per sempre, nei rapporti tra gli Stati Uniti e il resto del mondo. In un articolo pubblicato il 20 luglio 2021 sul New York Times, dal titolo Is the United States Done Being the World’s Cop? Spencer Bokat-Lindell commentava il ritiro dall’Afghanistan. Il Novecento è stato il Secolo americano, quello nel quale gli Stati Uniti sono diventati la Nazione egemone dell’Occidente e – dallo smembramento dell’Unione Sovietica – l’unica superpotenza. Oggi, la Cina si candida a leader di un fronte alternativo all’egemonia americana, aderendo alla teoria del mondo multipolare del filosofo russo Aleksander Dugin (Teoria del mondo multipolare (Ed. AGA). I BRICS (Brasile, Federazione Russa, India, Cina e Sud Africa) stringono alleanze significative con altri Paesi. Nel XIV summit dei BRICS del giugno dello scorso anno, Vladimir Putin ha dichiarato: “Siamo sempre più convinti che la leadership dei Paese BRICS sia necessaria per sviluppare un vero sistema multipolare di relazioni tra Stati”.
In questo contesto, tutti i leader delle grandi Nazioni Occidentali sostengono incondizionatamente la politica estera americana con l’invio di armi all’Ucraina, l’applicazione delle sanzioni alla Federazione Russa, l’adesione all’Agenda 2030 e il recepimento di woke culture, cancel culture e gender culture. I media sono filoamericani, l’informazione nazionale si è trasformata in propaganda e il dissenso è minoritario, marginale.
Eppure, nei rapporti tra gli Stati Uniti e i propri alleati qualcosa è cambiato e temo sia per sempre. Gli Stati Uniti hanno gettato la maschera: nulla sarà più come prima nei rapporti internazionali.
Dopo le due guerre mondiali, noi italiani abbiamo sempre guardato agli americani come ai bravi ragazzi che avevano liberato l’Europa dai totalitarismi. Eravamo una colonia, poco più di una pittoresca base militare al centro del Mediterraneo, ma eravamo felici di esserlo. Le voci di dissenso, naturalmente, esistevano. Il Partito Comunista Italiano vedeva nell’URSS vincitrice della Seconda Guerra Mondiale (La Grande Guerra Patriottica, come la chiamano i russi) il modello al quale ispirarsi.
Via via, da Walter Veltroni in avanti, il PCI ha abbandonato il marxismo (sconfitto dalla Storia, ma sarà poi vero?) per trovare nei Kennedy, nei Clinton e negli Obama i propri modelli ideologici. Oggi la Schlein non muove una sola critica all’Amministrazione di Biden, nemmeno quando Victoria Nuland auspica la riconquista militare della Crimea (che è popolata al90% da russofoni e ha deciso con un referendum di aderire alla Federazione Russa). Del resto, il PD negli ultimi tre anni ha diretto o appoggiato le politiche più liberticide nella Storia recente dell’Occidente e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (uomo di partito già responsabile in qualità di Ministro della Difesa del bombardamento di Belgrado) le ha avallate, abdicando al proprio ruolo di custode della Costituzione. Mi si consenta un appunto: con la nomina di Marco D’Alberti (già consigliere giuridico della Presidenza del Consiglio) alla Corte Costituzionale e la sentenza rivoltante che ne è seguita (che ha confermato la legittimità degli obblighi vaccinali sulla base di evidenze scientifiche) tutti noi giuristi abbiamo avuto conferma che nel nostro Paese il principio di divisione dei poteri è una formula astratta.
Ma il punto è un altro, molto più grave. Molti di noi – soprattutto quelli come il sottoscritto educati in Nord America (nel mio caso in Canada) – abbiamo avuto conferma che non soltanto l’Italia è una colonia, ma che gli americani non sono più i bravi ragazzi – magari un po’ ingenui ma in fondo animati da buoni sentimenti - che abbiamo conosciuto nelle loro università, ma cinici bastardi che dovendo scegliere tra i propri interessi geopolitici ed economici e i nostri, non esitano un istante a mandare a morire 200.000 ucraini, compiere un atto di terrorismo internazionale contro il Nord Stream, fare pagare a noi europei i costi delle loro crisi finanziarie.
In sintesi, gli Stati Uniti hanno gettato la maschera: nulla sarà più come prima nei rapporti internazionali.
Se noi italiani fossimo governati da una classe politica minimamente capace, sfrutteremmo l’opportunità storica che ci viene data di formare un asse con la Francia. Perché è evidente che molte decisioni americane danneggiano anche noi, ma soprattutto la Germania. E la Germania ha molteplici responsabilità in ciò che sta accadendo: ha tentato di fare di tutto l’Est europeo un proprio protettorato, ha portato avanti una politica estera ipocrita e non sempre coincidente con gli interessi dell’Unione Europea. La Germania ha mancato tutte le occasioni per dimostrarsi all’altezza del proprio compito storico di leader dell’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno mandato a monte il progetto di un asse con la Federazione Russa, portato avanti da Gerhard Schroeder e Angela Merkel. Oggi Olaf Scholz è una figura patetica e imbarazzante: incapace di dare voce agli interessi nazionali dei propri elettori. L’economia tedesca pagherà per anni le conseguenze di un atto di terrorismo internazionale ma Scholz va a Washington e nei giorni successivi il New York Times racconta la favoletta imbarazzante dell’attentato compiuto da un oligarca. Sui media tedeschi (pura propaganda, mistificazione al pari dei nostri) la notizia dell’inchiesta giornalistica condotta dal premio Pulitzer Seymour Hersh sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream passa in secondo piano, si finge di credere alla storiella inventata nel colloquio privato tra Biden e Scholz…
C’è stato un tempo in cui davvero eravamo filoamericani. Nel proprio discorso d’insediamento (giudicato il secondo miglior discorso americano, dopo il celebre “I have a dream” di Martin Luther King), John Fitzgerald Kennedy pronunziò queste parole: “Per quelle nazioni che vorrebbero far di se stesse il nostro avversario, offriamo non una promessa, ma una richiesta: che entrambe le parti ricomincino a ricercare la pace, prima che gli oscuri poteri di distruzione scatenati dalla scienza fagocitino tutta l'umanità in una accidentale o pianificata auto-distruzione. Noi non osiamo tentarli con la debolezza. Perché soltanto quando le nostre braccia sono indubitabilmente sicure a sufficienza possiamo essere sicuri oltre ogni dubbio che non potranno mai essere impiegate. (omissis). Non dobbiamo mai negoziare per paura, ma non dobbiamo mai aver paura di negoziare”.
Come si poteva non essere filoamericani? Sedici anni soltanto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, i cittadini del mondo ricordavano bene cosa significasse una guerra. Oggi, non mi è più neppure possibile immaginare un Presidente americano pronunziare parole simili. Parla Victoria Nuland.
I poliziotti del mondo, paladini della democrazia, fanno unicamente gli interessi americani, crepino tutti quelli che non condividono la linea politica americana.
E’ un cambiamento epocale, irreversibile. Potrebbe spaccare l’Unione Europea. Potrebbe portare a una guerra in Italia. Perché noi non abbiamo mai avuto il diritto di essere antiamericani. Non si illudano i nostri politici. Ogni tentativo è finito molto male. Noi Italiani abbiamo creduto di vivere in una nazione sovrana, mentre gli americani ci trattavano da colonia. Emblematico l’omicidio di Enrico Mattei (reo di tessere alleanze con le Nazioni non allineate in contrasto con gli interessi delle Sette Sorelle).
Lucidissima l’analisi di Aldo Moro: “Questo modo di essere dell'Europa, strettamente legata all'America e da essa condizionata, non varia con il mutare, in generale, degli assetti interni dei vari Paesi, come si riscontra nella fiducia parimenti accordata a governi laburisti e conservatori in Inghilterra come a governi socialdemocratici o democristiani in Germania Occidentale. Anzi qualche volta maggior favore è andato alle formule socialdemocratiche nell'affermarsi di un'idea logica di fondo produttivistica e tecnocratica Mittel-europea. È noto come questo indirizzo e questo spirito siano coltivati da libere organizzazioni paragovernative come la nota Trilateral”.
Oggi il potere americano è sfacciato, si manifesta ancora in organizzazioni paragovernative ma soprattutto in organizzazioni come l’OMS, nello strapotere finanziario dei fondi BlackRock, Vanguard e State Street, nei monopoli che sono sorti nel settore informatico in spregio alla normativa americana (lo comprendo, in funzione anticinese, ma tutto questo in danno di noi europei).
Io non sono antiamericano, guardo con speranza a Ron DeSantis, spero in cuor mio che gli Stati Uniti dimostrino di essere la più grande democrazia del mondo.
Mi sento tradito da un fratello maggiore, da un parente e un amico di cui avevo fiducia.
La mia età dell’innocenza è finita con la guerra russo ucraina, persino nel 2014 a Euromaidan credevo ancora nei valori americani (e sono stato testimone oculare, io ero a Kiev in quei giorni).
Sarò un maledetto ingenuo, o un idiota, ma io credo che siano in molti, anche negli Stati Uniti, ad avere aperto gli occhi. Nonostante la mistificazione, la propaganda. Io non sono antiamericano, guardo con speranza a Ron DeSantis, spero in cuor mio che gli Stati Uniti dimostrino di essere la più grande democrazia del mondo.
di Alfredo Tocchi, 13 marzo 2023

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