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Qatargate, per Panzeri tangenti anche dalla Mauritania oltre che Qatar e Marocco: Giorgi confessa

La confessione di Francesco Giorgi ai pm belgi. Spunta anche la pista della Mauritania nell'inchiesta a Bruxelles sul Qatargate oltre al Paese del Golfo e al Marocco

21 Dicembre 2022

Qatargate, Giorgi confessa: non solo Qatar e Marocco, tangenti anche dalla Mauritania

Fonte: Imago

Non solo Qatar e Marocco, i due Stati principali coinvolti nello scandalo Qatargate. Adesso si sarebbe aggiunta la Mauritania. È una confessione dell'indagato 35enne compagno di Eva Kaili Francesco Giorgi, che ai pm ha descritto in maniera dettagliata i rapporti anche col Paese africano. L'indagine chiamata Qatargate per il Paese del Golfo considerato quello "principe" coinvolto nell'inchiesta, adesso si sta espandendo molto di più, richiamando altri possibili europarlamentari e altri Stati.

Qatargate, per Panzeri tangenti anche da Mauritania: si allarga l'indagine

Si amplia il lotto dei Paesi che avevano un rapporto con l'ex parlamentare europeo Antonio Panzeri. Francesco Giorgi, che ha parlato con il magistrato belga che sta seguendo le indagini. "Io ho affittato il mio appartamento all'ambasciatore e quella era la mia controparte: 1.500 euro più 300 di spese. Panzeri ha preso 25mila cash. Anche in Mauritania hanno un problema di immagine. Hanno ingaggiato Panzeri per avere consigli su cosa fare. Siamo andati all'ambasciata della Mauritania una settimana fa e abbiamo incontrato il loro ambasciatore e quello saudita che volevano informazioni su quello che si diceva al Parlamento Ue del loro Paese".

E i rapporti di Panzeri con la Mauritania sembrano andare ben oltre, dato che dal 2019 in poi aveva compiuto diversi viaggi nel Paese africano per presiedere convegni. Tema: l'Africa subsahariana.

Si allarga lo scandalo Qatargate, dopo il Qatar la Mauritania
 

Se con il Qatar il rapporto era più ampio, e coinvolgeva l'immagine del Paese del Golfo riguardo i mondiali in Qatar, quello con lo stato africano rappresenta un problema riguardo possibili ingerenze nelle istituzioni e il fatto che tutto avvenisse nell'ombra. Secondo le ultime indiscrezioni ci sarebbe un mediatore ancora non noto in questa storia, che Giorgi ha menzionato e soprannominato l'algerino. Quest'ultimo propose nel 2019 a creazione di una Ong per avere a disposizione un meccanismo apparentemene pulito in queste manovre e nei trasferimenti di denaro. Si tratta di Fight Impunity, finanziata da Human Right Foundation.

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