05 Settembre 2022
UNIONE EUROPEA (fonte: pixabay)
Sono gentili. Molto. Tutti. Stati Uniti, Africa, Ucraina, in ultimo l’Iran. Mancano solo il Tibet e le Galapagos, poi chiunque abbia un pozzo di petrolio si offre cordialmente di condividerlo con l’Unione europea. Misericordiosi, sì. Sanno che le sanzioni alla Russia hanno scatenato una crisi energetica nell’Ue e accorrono in soccorso del vecchio continente. “Vi diamo il 15%”. “Noi il 40%”. “Noi l’80%”. Grazie, amici. Gratis, giusto? Eh no. Gratis no. Sono caritatevoli. Mica stupidi.
Il primo a farsi avanti, lo scorso marzo, è stato Joe Biden, il paladino delle sanzioni: “L’impegno degli Stati Uniti a fornire all’Ue altri 15 miliardi di metri cubi di Gnl quest’anno è un grande passo nella direzione dell’indipendenza energetica dalla Russia”. Bella Joe. Ma il prezzo? Non l’ha mai detto. Poi è stata la volta dell’Africa, in particolare dell’Algeria, che ha siglato un accordo da 4 miliardi di metri cubi di gas con Mario Draghi. Postilla: dopo la firma, il premier algerino, Aimen Benabderrahmane, ha lanciato un appello alle aziende italiane affinché concentrino maggiori investimenti nel Paese nordafricano. Come dire: vi forniamo il gas, ovviamente non gratuitamente, e in più venite qua a investire. Conveniente. Per l’Algeria.
Pochi giorni fa, durante il Forum di Ambrosetti di Cernobbio, l’onnipresente Volodymyr Zelensky ha annunciato che Kiev è pronta a esportare verso l’Italia energia pari a circa l’8% del fabbisogno nazionale. Quindi: l’Italia, seguendo l’Ue, continua a sanzionare Mosca per la guerra in Ucraina, rinuncia al 38% del gas russo per solidarietà con Kiev e poi importa da Kiev l’8% del gas ucraino rinunciano al 30% del gas russo. Uhm. Che la situazione sia piuttosto confusionaria se n’è accorto anche l’Iran, che mentre tratta un nuovo accordo nucleare con gli Usa si è messo in fila per la questua energetica all’Unione europea. Secondo l’agenzia Mehr, che ha citato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kan'ani, Teheran potrà “soddisfare una parte maggiore del fabbisogno europeo”. Quale parte? In che percentuale? Molta? Poca? Ma soprattutto: a che prezzo per la povera e infreddolita Ue?
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