26 Maggio 2022
"Mosca vuole annettere la Bielorussia con referendum": l'indiscrezione del sito russo. Una giornata da ricordare, in cui annettere tutti i territori che ricadono, in forme diverse, sotto l'influenza russa. È il progetto che starebbe maturando nella testa di Vladimir Putin, secondo quanto riporta Meduza.io, il sito di news indipendente in lingua russa ma con sede in Lettonia. La data ci sarebbe già: l'11 settembre. In quel giorno dovrebbe essere fissato un referendum in Bielorussia, nei territori conquistati in Ucraina, sicuramente il Donbass e Kherson, e nell'Ossezia del Sud, regione filorussa sotto sovranità, almeno formale, della Georgia. Il motivo di questa decisione non è precisato. Potrebbe anche trattarsi di una mossa propagandistica a uso interno, per mostrare plasticamente l'espansione russa verso Ovest e il ritrovato ruolo di grande potenza.
Lo scenario è possibile ma non per questo probabile: più volte dall'inizio della guerra si sono fatte speculazioni e ipotesi su date più o meno significative. Basti pensare al 9 maggio, data importantissima per i russi che ogni anno celebrano la vittoria sulla Germania nazista. In molti erano sicuri che quel giorno Putin avrebbe annunciato l'offensiva totale e la mobilitazione generale del Paese, parlando ufficialmente di guerra e non più di operazione speciale. Non è stato così.
Non è chiaro, poi, perché dovrebbe essere organizzato un referendum in Ossezia del Sud e non in Abcasia, sempre in Georgia, oppure in Transnistria, in Moldavia. Tutti territori che si trovano in una situazione molto simile: autoproclamatesi Repubbliche indipendenti ma non riconosciuti dalla comunità internazionale. Di fatto la Russia esercita già più o meno direttamente il controllo su questi territori e l'assorbimento nella Federazione russa costituirebbe un cambiamento più formale che sostanziale.
Diverso il discorso per quanto riguarda la Bielorussia, uno Stato e non una semplice regione filo-russa. Dall'inizio dell'invasione in Ucraina, il 24 febbraio, battaglioni di truppe russe si trovano in territorio bielorusso. Qui non solo hanno tenuto delle esercitazioni militari congiunte ma da Minsk sono stati lanciati anche missili piovuti poi su Kiev e altre città e nelle prime settimane del conflitto soldati russi hanno attraversato il confine, aprendo un fronte a Nord. Di fatto, una vera e propria cobelligeranza, tanto che anche il Paese governato da Alexander Lukashenko è stato colpito dalle sanzioni.
Per questo molti considerano la Bielorussia di fatto un protettorato russo. La dipendenza di Minsk nei confronti di Mosca avrebbe subìto un'accelerazione decisiva negli ultimi due anni, a partire dalle proteste seguite nel Paese dopo la rielezione di Lukashenko per il sesto mandato consecutivo, il 9 agosto 2020. Le rivolte sono state soffocate anche e soprattutto grazie all'invio da parte della Russia di forze speciali. Un debito di riconoscenza che il presidente bielorusso sta saldando in queste settimane.
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