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Sanzioni Russia, Orban: "Proposta contro il petrolio russo è inaccettabile"

Il premier ungherese Viktor Orban ha invitato l'Europa "a cambiare il sistema dell'energia entro 5 anni"

06 Maggio 2022

Guerra in Ucraina, Orban è un Salvini che ce l'ha fatta: stop alle armi anti Russia. Ue già divisa

Il premier ungherese, Viktor Orban, citato dalla Reuters, ha dichiarato: "La proposta di sanzioni Ue al petrolio russo nella sua forma attuale è inaccettabile" e "ne aspettiamo una nuova". Ha inoltre assicurato di desiderare "cooperazione e non conflitti con l'Ue", ha ribadito che l'Ungheria "non invierà armi all'Ucraina". Questa "è una guerra tra la Russia e l'Ucraina, non è la nostra guerra", ha detto. 

Sanzioni Russia, Orban: "Europa cambi sistema dell'energia"

Il premier ungherese Viktor Orban ha invitato l'Europa "a cambiare il sistema dell'energia entro 5 anni". Poi ha ribadito la volontà di Budapest di non inviare armi a Kiev perché "questa non è una nostra guerra" e spiegato che "le sanzioni Ue fanno più danni all'Europa che alla Russia"

Sanzioni: la decisione europea

La Commissione Europea ha presentato il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Le misure prevedono nuovi oligarchi nella black list, tra cui il Patriarca Kirill, l'espulsione da SWIFT della Sberbank (la principale banca russa), l'atteso embargo al petrolio. Graduale e con delle deroghe a Ungheria e Slovacchia, troppo dipendenti dal greggio di Putin per farne a meno all'improvviso. Concessioni che però non sono bastate a Budapest: "Così com'è non sosterremo la proposta", ha tuonato il portavoce del governo di Orban, minacciando di fatto il veto. Ma, come spesso accade in Europa, il quadro è più complesso. Intanto una nota procedurale. Ursula von der Leyen ha dichiarato nell'emiciclo dell'Eurocamera di Strasburgo: "Il futuro dell'Europa si scrive anche in Ucraina". Dunque basta al greggio russo "entro sei mesi" e ai prodotti raffinati "entro la fine dell'anno". Un addio dolce per permettere "ai nostri partner di assicurare vie di approvvigionamento alternative e di ridurre al minimo l'impatto sui mercati globali". Poi ha messo le mani avanti. "Non sarà facile: alcuni Stati membri sono fortemente dipendenti dal petrolio russo, ma dobbiamo farlo e basta". Nessun accenno alle deroghe. Quella parte si è appresa quando i 27 hanno iniziato ad analizzare il testo, riuniti al Coreper, l'organo dei rappresentanti permanenti all'Ue.

Il "non sarà facile" di von der Leyen, per alcuni osservatori, nasconde una specie di 'forcing' della Commissione, stanca delle trattative infinite. Che siano i Paesi, era il ragionamento, ad assumersi le loro responsabilità - con il relativo putiferio per chi minaccia il veto. Cosa poi puntualmente avvenuta. "Gli Stati Ue che continueranno ad opporsi all'embargo sul petrolio saranno complici dei crimini commessi dalla Russia in territorio ucraino", ha attaccato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba in un videomessaggio.

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