03 Maggio 2022
Proprio mentre la Cina ha pronta una nuova portaerei con catapulte elettromagnetiche potenzialmente utile all'invasione, gli Stati Uniti rinviano l'invio di armi a Taiwan. Proprio così.
Un lotto di 40 obici, armi da fuoco di artiglieria, destinato a Taipei e di produzione statunitense non arriverà a Taiwan prima del 2026. Lo ha comunicato il ministero della Difesa taiwanese, che ha aggiunto che i sistemi di artiglieria semoventi medi M109A6 da 155 mm avrebbero dovuto essere consegnati per il prossimo anno, ma che la linea di produzione risulta “affollata”. Approvato lo scorso agosto, si tratta del primo carico dell’amministrazione di Joe Biden, e include 1.698 kit di guida di precisione per munizioni, pezzi di ricambio, formazione, stazioni di terra e obici di nuova generazione.
Il Dipartimento statunitense ha approvato altre due commesse di armi per l’isola, compreso un contratto di supporto missilistico da 100 milioni di dollari, al fine di rafforzare la sua capacità difensiva e scoraggiare un’invasione da Pechino. Se ieri alcune fonti del quotidiano taiwanese United Daily News hanno imputato i ritardi alla crisi in Ucraina, il ricercatore del think tank Yuan Wang di Pechino Zhou Chenming ha precisato al South China Morning Post che Washington non fornisce a Kiev obici ma armi leggere. La proroga della consegna non dipende, secondo il suo punto di vista, da queste genere di problema. “Tale mossa può essere interpretata come la volontà degli Stati Uniti di raffreddare i legami con Taiwan”, ma limitare l’esportazione di armi nell’isola non implicherebbe alcun “cambiamento strategico” nella politica estera statunitense.
Intanto, però, il tutto si unisce a un sondaggio della Taiwanese Public Opinion Foundation che mostra come il 53,8% dei cittadini non crede in un intervento diretto degli americani in caso di invasione cinese. Percentuale quasi raddoppiata dal 28,5% dello scorso ottobre.
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