01 Aprile 2022
Fonte: Facebook
46 anni, di Portogruaro, ma nel Donbass dal 2015, ecco chi è Edy Ongaro, il miliziano italiano ucciso in Ucraina. L'uomo, che combatteva nelle forze separatiste, è stato ucciso mercoledì 30 marzo, a seguito dello scoppio di una granata. Ma la notizia della sua morte è arrivata solo in questi giorni, diffusa la sera del 31 marzo con un post dal Collettivo Stella Rossa Nordest. Edy Ongaro ha perso la vita in battaglia, nel villaggio di Adveedka, a nord di Donetsk.
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A spiegare come mai Edy Ongaro, originario di Portogruaro (Venezia) si trovava in Ucraina, nelle file dei separatisti del Donbass è stata la stessa pagina Facebook del Collettivo Stella Rossa – Nordest. "In Donbass ha trovato il suo riscatto, dedicando tutta la sua vita alla difesa dei deboli e alla lotta contro gli oppressori", scrive la pagina. "Ha servito per anni nelle fila di diversi corpi delle milizie popolari del Donbass fino alla fine dei suoi giorni. Ti salutiamo Compagno Partigiano con il motto che ti era tanto caro: ‘Morte al fascismo, libertà al Popolò”.
E ancora: "Si trovava in trincea con altri soldati quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull’ordigno facendo una barriera con il suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai suoi compagni". "l “martirio” di Edy Ongaro “serva a rompere il castello di bugie di questa guerra, ma soprattutto a rilanciare la lotta antifascista e internazionalista. Il sacrificio di Edy mostri la forza del proletariato che saprà portare al trionfo del comunismo". Infine: "Era un compagno puro e coraggioso ma fragile ed in Italia aveva commesso degli errori".
Nel 2015, Edy Ongaro ha spiegato chi è, perché combatteva in Ucraina e la sua storia in un'intervista a Spasidonbass riproposta da Antenna 3. "Mi chiamo Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo", raccontava il miliziano. "Vengo dalla provincia di Venezia, Giussago di Portogruaro, un piccolo paesino come tanti in mezzo alla campagna. "Con molto orgoglio e molto onore posso dire di essere parte della Prizrak, questo battaglione internazionalista, mi sento dal primo momento tra compagni e compagne. In ogni Stato, in ogni parte del globo c’è qualche minoranza, qualche etnia che viene calpestata e allora bisogna reagire".
Successivamente ha spiegato come mai era nel Donbass. "Il rispetto verso se stessi e verso gli altri: questo dovrebbe portare molte persone, soprattutto per chi come me era in condizioni deplorevoli, scandalose per uno stato che si dice civile", a fare la stessa scelta. "A queste persone dico; se potete, venite qui. Finché ci sarà aria nel mio corpo e finché sangue scorrerà, da qui non uscirò mai. La mia scelta è restare qui, sto cercando di avere la cittadinanza in queste repubbliche", aveva concluso.
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