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TIM chiude 2025 con azioni in rialzo del 106%; Cassazione acconsente restituzione pari a 1€ mld di canone concessorio del 1998

Con Poste primo azionista e l’uscita di Cdp, Tim registra ricavi a €10 mld, ebitda a 3,2 mld e prepara la conversione delle azioni di risparmio con distribuzioni fino al 2028; in attesa sviluppi su un accordo tra FiberCop e Open Fiber entro la fine del 2026

29 Dicembre 2025

TIM, azioni +106% nel 2025, utile trimestrale di €23 mln; prevista riduzione del capitale finalizzata alla creazione di oltre €5 mln di riserve

Pietro Labriola, CEO Telecom Italia

Tim chiude il 2025 con un rialzo delle azioni del 106%. Negli ultimi giorni del 2025, inoltre, la Cassazione ha definitivamente acconsentito alla restituzione di oltre un miliardo di euro di canone concessorio del 1998, risorse che il CEO e il board hanno dirottato sul progetto di semplificazione del capitale.

Il percorso di riorganizzazione di Tim, avviato con il completamento della vendita della rete al consorzio di investitori guidato da Kkr e dal Mef nel luglio 2024, ha conosciuto nel 2025 una fase di accelerazione. Il gruppo guidato dall’amministratore delegato Pietro Labriola si affaccia al nuovo anno con un profilo profondamente diverso rispetto al passato, sostenuto da una maggiore visibilità sui risultati e da una progressione coerente rispetto agli obiettivi fissati nel piano industriale. In questo contesto si inserisce anche il progetto di semplificazione della struttura del capitale, che prevede la conversione delle azioni di risparmio, ulteriore tassello del processo di trasformazione in corso.

Il riscontro del mercato

L’evoluzione del titolo a Piazza Affari riflette il cambiamento percepito dagli investitori. Nel corso del 2025 le azioni Tim hanno messo a segno un rialzo del 106%, con le quotazioni stabilmente sopra la soglia di 0,5 euro. Si tratta di un livello che per circa sei anni era apparso difficilmente raggiungibile e che era stato solo avvicinato in passato in occasione dell’ipotesi, poi sfumata, di un’Opa di Kkr a quel prezzo. La tenuta delle quotazioni negli ultimi mesi è stata sostenuta dal rispetto della guidance e da un clima azionario più disteso, favorito dalla continuità gestionale e dal lavoro del management.

Il nuovo assetto azionario

Un punto di svolta per l’andamento del titolo si è registrato a marzo, quando Poste Italiane ha rilevato il 24,8% del capitale detenuto da Vivendi, ponendo fine a una fase caratterizzata da rapporti complessi tra il principale azionista e il vertice della società. La partecipazione di Poste è stata successivamente rafforzata con l’acquisto di un ulteriore 2,5% all’inizio di dicembre, contribuendo a ridefinire in modo più stabile la struttura proprietaria.

Poste Italiane rafforza la quota in TIM salendo al 27,32% con l’acquisto del 2,51% da Vivendi per €187 milioni; superata la soglia OPA

Cambia la percezione di Tim

Il passaggio di consegne ha inciso in modo significativo sulla percezione del gruppo da parte del mercato. Tim non viene più vista come una società attraversata da tensioni tra azionisti e management, ma come un operatore tornato in un perimetro di maggiore allineamento istituzionale, con un azionista di riferimento impegnato a sostenere il percorso di trasformazione delineato dalla prima linea manageriale. Questo cambio di scenario ha ridotto l’incertezza e rafforzato la fiducia degli investitori.

Le prime sinergie con Poste

Restano ancora da quantificare gli effetti economici delle sinergie avviate tra Tim e Poste Italiane, ma i primi progetti sono già in fase operativa. Nel primo trimestre del prossimo anno è prevista la migrazione dei clienti PosteMobile sulla rete Tim, mentre è già sul mercato l’offerta Tim Energia powered by Poste, che rappresenta la prima iniziativa commerciale congiunta tra i due gruppi. In occasione dell’aggiornamento del piano industriale, il management dovrebbe fornire indicazioni anche sull’impatto delle ulteriori iniziative allo studio, tra cui una joint venture rivolta alle imprese per lo sviluppo di servizi cloud e di intelligenza artificiale.

Risultati in miglioramento e nuovo equilibrio

Il nuovo assetto azionario, che ha incluso anche l’uscita di Cassa Depositi e Prestiti, si è accompagnato a una continuità operativa che ha iniziato a riflettersi in modo tangibile sui conti. Nel terzo trimestre Tim è tornata a generare utili per gli azionisti, registrando un risultato netto positivo per i soci della controllante pari a 23 milioni di euro nel periodo luglio-settembre. Nei primi nove mesi dell’anno la perdita complessiva si è ridotta in modo significativo, scendendo da oltre 500 milioni a 109 milioni di euro. I risultati al 30 settembre sono risultati coerenti con la guidance: i ricavi hanno raggiunto i 10 miliardi di euro, in crescita del 2,3%, di cui 6,9 miliardi realizzati in Italia; l’ebitda si è attestato a 3,2 miliardi (+5,4%), mentre l’ebitda after lease ha raggiunto i 2,7 miliardi (+5,3%).

La spinta della semplificazione del capitale

Un ulteriore passaggio rilevante è arrivato nelle ultime settimane del 2025 con il via libera definitivo della Cassazione alla restituzione di oltre un miliardo di euro legato al canone concessorio del 1998. Il consiglio di amministrazione ha deciso di destinare queste risorse al progetto di semplificazione della struttura del capitale, presentando al mercato una proposta che prevede la conversione delle azioni di risparmio in azioni ordinarie, con l’aggiunta di un premio in denaro pari a 0,12 euro per ciascun titolo consegnato. L’iniziativa è stata accolta positivamente da analisti e investitori.

Secondo Equita, oltre a rendere più lineare la struttura azionaria, l’operazione contribuirebbe a migliorare la liquidità complessiva del titolo e il suo peso negli indici. I circa 720 milioni di euro necessari nel caso di adesione totale alla conversione verrebbero di fatto assimilati a un’operazione di riacquisto di capitale, piuttosto che a un’operazione interamente basata su carta. Un ulteriore beneficio deriverebbe dalla cancellazione delle azioni di risparmio, che – previa approvazione dell’assemblea prevista a fine gennaio – consentirebbe di ridurre nel tempo l’assorbimento di cassa e l’impatto sull’utile legato ai privilegi di questi titoli, stimato fino a un massimo di 170 milioni di euro all’anno.

Impatto per gli azionisti e ritorno ai dividendi

Nel percorso verso un ritorno strutturale alla redditività, la semplificazione del capitale potrebbe tradursi in un miglioramento dell’utile per azione per gli azionisti del gruppo. Anche Poste Italiane, pur a fronte di una diluizione della propria partecipazione da oltre il 27% a poco meno del 20%, beneficerebbe di un incremento del ritorno per azione. Parallelamente, il consiglio di amministrazione ha proposto anche una riduzione del capitale finalizzata alla creazione di oltre 5 milioni di euro di riserve disponibili, passaggio che riapre la possibilità di tornare alla distribuzione di dividendi.

Il piano prevede una prima distribuzione di circa 350 milioni di euro nel 2026, sostenuta dalla cessione della società dei cavi sottomarini, il cui enterprise value è stimato in circa 700 milioni e il cui closing è atteso nel primo trimestre del 2026. Nei due anni successivi, Tim prevede ulteriori distribuzioni per 500 milioni nel 2027 e 600 milioni nel 2028, grazie a una generazione di cassa complessiva stimata in 2,5 miliardi di euro tra il 2025 e il 2027. Pur non escludendo risultati migliori del previsto, il management continua a mantenere un approccio prudente nelle comunicazioni al mercato.

Consolidamento ancora incerto

Restano sullo sfondo gli scenari di consolidamento, sia nel mercato del mobile sia in quello del fisso, anche se al momento le trattative appaiono in fase di stallo. Nel mobile, Iliad continua a essere considerata il principale candidato a un’operazione di consolidamento, ma i dialoghi con Tim e WindTre avrebbero subito un rallentamento. Sul fronte del fisso, Tim rimane in attesa di sviluppi su un possibile accordo tra FiberCop e Open Fiber entro la fine del 2026, che potrebbe sbloccare un earnout fino a 2,5 miliardi di euro. Sebbene la prospettiva appaia complessa alla luce dei rapporti tesi tra le parti, non è ancora del tutto esclusa. In ogni caso, l’eventuale earnout rappresenterebbe oggi un rafforzamento ulteriore di una trasformazione che appare già strutturalmente avviata.

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